LA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA PUBBLICA IL “PICCOLO LESSICO SUL FINE VITA”: LA POSIZIONE DEL VATICANO
Nessuna apertura all’eutanasia, ma uno «spazio per mediazioni sul piano legislativo» per il Fine Vita: questo in estremo riassunto quanto affermato dal Vaticano nel nuovo testo “Piccolo lessico sul Fine Vita” promosso dalla Pontificia Accademia per la Vita. A differenza dunque di quanto alcuni media stanno riportando in queste ore dopo l’annuncio della Santa Sede – dove si parla addirittura di una Chiesa Cattolica che ammette in alcuni scenari la possibilità dell’eutanasia o del suicidio assistito – le parole usate dal Vaticano mirano ad escludere tali scenari: «La libertà implica quindi sempre l’esigenza di essere responsabili della vita: in me e nell’altro, indissolubilmente», così scrive mons. Vincenzo Paglia, il presidente della Pontificia Accademia per la Vita nell’introduzione al nuovo testo edito dalla LEV.
Tale prospettiva, aggiunge il prelato, ci fa intuire come «Non disponiamo di noi stessi nel vuoto di ogni legame»: a livello di scenario prettamente italiano, il Vaticano riconosce di non potere ignorare la sentenza della Corte Costituzionale sul caso Dj Fabo-Cappato che da tempo sollecita il Parlamento a colmare la lacuna nella legge nell’ambito del Fine Vita. Secondo la Chiesa, proprio perché in Occidente emergono sempre più spinte verso l’eutanasia, occorre trovare un punto di contatto per evitare di legiferare sul peggio possibile: «far mancare il proprio apporto alla ricerca di un punto di convergenza tra differenti opinioni rischia, da una parte, di condurre a un esito più permissivo e, dall’altra, di alimentare la spinta a sottrarsi al compito di partecipare alla maturazione di un ethos condiviso», spiega l’Accademia Pontificia nel testo sul Fine Vita. Serve per questo motivo individuare al più presto un «punto di mediazione accettabile» fra diverse posizioni differenti, lasciando così «spazio per mediazioni sul piano legislativo».
QUALE MEDIAZIONE È POSSIBILE SUL FINE VITA: OK CURE PALLIATIVE, RIBADITO NO ALL’EUTANASIA
Ripercorrendo i vari punti della sentenza della Consulta sul suicidio assistito, la Pontificia Accademia per la Vita ribadisce la ferma posizione del magistero della Chiesa in merito alla «illiceità morale di questa pratica», così molto vicina all’eutanasia. Richiamando però la “Dignitas Infinita” – il Documento del Dicastero Vaticano per la Dottrina della Fede in materia di dignità umana – approvato da Papa Francesco, non viene elaborata una complessiva riflessione sul rapporto tra etica e sfera giuridica e perciò si resta aperti per mediazioni sulla legge, «secondo il tradizionale principio delle ‘leggi imperfette’».
Mediazione però non significa accettare l’eutanasia, che resta una compressione della libertà di chi è meno attrezzato a far valere la propria volontà: scrive ancora il Vaticano, come in diversi Stati dove già esiste una legislazione eutanasica provochi «una sorta di richiesta indotta da parte di persone che, rese fragili dalla malattia, si sentono di peso per le loro famiglie e per la società». Niente eutanasia, assolutamente richieste invece le cure palliative che tutto sono fuorché una «medicina della rassegnazione», secondo la Chiesa: «Molto spesso, infatti, la motivazione che sostiene una tale richiesta non è la volontà di morire, ma la paura di soffrire. Occorre quindi favorire le condizioni che permettono di venire incontro a questo comprensibile timore con un’adeguata assistenza, rendendola accessibile per tutti». Anche in merito alle famose DAT – le Disposizioni Anticipate di Trattamento – il Vaticano lascia uno spiraglio aperto, spiegando come sul “testamento biologico” serve trovare un punto di mediazione accettabile fra posizioni differenti.