Perché l’entrata della Finlandia all’interno della Nato rappresenta una pessima notizia per la stabilità politica dell’Europa? Affermare che l’adesione della Finlandia alla Nato sia dettata da un imminente pericolo determinato dalla Russia, come credere che la Finlandia abbia fatto una scelta sovrana nell’aderire alla Nato, rappresentano tesi ideologiche, perfino propagandistiche.
Al contrario, l’ingresso della Finlandia nel Trattato è l’ennesima dimostrazione della politica di potenza a livello globale degli Stati Uniti, politica che non farà altro che complicare le relazioni bilaterali tra l’Europa e la Russia incrementando l’instabilità europea. Infatti la sicurezza europea sarà sempre più strettamente correlata alle scelte fatte dagli Stati Uniti, che diventeranno sempre di più l’unico fornitore di sicurezza.
D’altra parte non sono stati gli stessi Stati Uniti a sostenere che ormai l’espansione della Nato ai confini della Russia è un fatto compiuto al di là dell’attuale guerra tra Russia e Ucraina? E come sorprendersi allora della reazione da parte della Russia all’ingresso della Finlandia all’interno della Nato? Ci riferiamo a due fatti precisi. In primo luogo il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha sottolineato il 4 aprile che l’adesione finlandese alla Nato costringerà la Russia “a prendere contromisure per garantire la nostra sicurezza tattica e strategica”, poiché l’allineamento militare di Helsinki è una “escalation della situazione” e una “invasione della sicurezza della Russia”.
In secondo luogo il ministero degli Esteri russo Sergej Lavrov ha dichiarato che Mosca “sarà costretta a prendere misure di ritorsione sia di natura tecnico-militare che di altro tipo al fine di fermare le minacce alla nostra sicurezza nazionale”. Preoccupazioni illegittime? L’adesione alla Nato della Finlandia estende la prima linea della Nato con la Russia di 1.300 chilometri (la lunghezza del confine che la Finlandia condivide con la Russia), il che metterà più pressione sulle regioni nord-occidentali della Russia. Lo schieramento dei missili della Nato in Finlandia indurrà la Russia a schierare armi nucleari vicino alla regione baltica e alla Scandinavia come contromisura. E questo accadrà perché la Russia vuole impedire da un lato agli Stati Uniti di acquisire superiorità nucleare e dall’altro lato vuole preservare l’equilibrio strategico globale. Del resto la Russia non ha forse schierato armi nucleari tattiche in Bielorussia proprio come risposta alla scelta inglese di fornire munizioni all’uranio impoverito all’Ucraina? E dall’altra parte gli Stati Uniti non hanno già armi nucleari tattiche presenti nei Paesi europei come il Belgio, la Germania, l’Italia, i Paesi Bassi e la Turchia? Ora, il dispiegamento di armi nucleari tattiche in Bielorussia non ha come fine quello di scoraggiare le potenziali provocazioni americane?
Non dimentichiamoci che la posizione geografica della Bielorussia è di grande rilevanza perché la presenza di queste armi nucleari avrà certamente un importante effetto di deterrenza strategica sui Paesi come la Polonia, la Germania e gli Stati baltici. Tutto ciò non sta determinando un circolo vizioso che non farà altro che intensificare dall’una e dall’altra parte la corsa agli armamenti nucleari? Tutto ciò non sta riportando indietro le lancette dell’orologio? Non stiamo ritornando a una situazione simile a quella della guerra fredda?
Il quadro generale è che sapendo perfettamente che la situazione potrebbe diventare estremamente pericolosa, gli Stati Uniti stanno comunque inesorabilmente facendo pressione sulla Russia con l’obiettivo di perpetuare il proprio sistema egemonico. La strategia di Ronald Reagan di usare tattiche di pressione estrema per indebolire l’ex Unione Sovietica e alla fine trascinarla verso la rovina si sta ancora una volta attuando.
Ma c’è un altro aspetto che non può essere considerato marginale: l’adesione della Finlandia alla Nato è l’ennesimo segnale che gli Stati Uniti non hanno alcuna intenzione di arrivare a una pace negoziale in Ucraina. Sotto il profilo strategico l’amministrazione americana è convinta che se la Russia dovesse vincere in Ucraina ciò significherà la sconfitta della Nato e questo finirebbe per danneggiare in modo permanente la leadership transatlantica e l’egemonia globale americana. Implicazioni, queste, che sono impensabili per qualunque amministrazione. Insomma possiamo affermare che la guerra in Ucraina ha aperto un vero e proprio vaso di Pandora.
Ma esiste anche un’altra implicazione poco considerata dagli osservatori internazionali: qualunque collaborazione tra la Russia e gli Stati Uniti all’interno del Consiglio Artico diventa a questo punto impossibile, come d’altra parte è stato sottolineato recentemente dal Dipartimento di Stato. Questo significa che ad una instabilità permanente a livello di sicurezza europea se ne creerà un’altra nel contesto artico.
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