Dopo anni disoccupato, un giovane trova finalmente la speranza in un corso per Oss (Operatore Socio Sanitario), spende tutti i risparmi rimasti salvo poi scoprire poi che si trattava di una dannata truffa: il ragazzo non ha retto e, drammaticamente, si è suicidato. Questa terribile storia arriva da Castrovillari (Cosenza) e sono i Carabinieri dei Nas a scoprire l’intera filiera della tragica vicenda: nelle scorse settimane viene infatti sgominata la banda dietro alla maxitruffa – scoperta dai Nas di Napoli – costata oggi l’arresto di ben sei persone tra Campania e Calabria. L’accusa per tutti è di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e al falso anche se, come riferito dalla Procura di Castrovillari, si sta valutando se inserire nelle accuse anche l’istigazione al suicidio. «La morte del ragazzo è precedente all’avvio delle indagini. Ma stiamo comunque approfondendo e verificando tutto», spiega il procuratore Eugenio Facciolla nel raccontare la tragica sorte del giovane morto suicida dopo esser stato truffato di oltre duemila euro nel finto corso per Oss organizzato nel Calabrese. Quando si è reso conto di avere in mano un titolo di carta del tutto “stracci”, non ha retto e si è tolto la vita: «Il giovane – aggiunge il colonnello Vincenzo Maresca, comandante dei Nas di Napoli, durante la conferenza stampa di questa mattina – era disoccupato da anni ed è stato sopraffatto dalla disperazione».
LA DISPERAZIONE PER AVER PERSO TUTTO
A far scattare le indagini mesi fa sono state alcune denunce mosse da diversi corsisti di uno dei circa 30 finti corsi organizzati tra il 2015 e il 2017 tra i quali è rimasto truffato anche la vittima di suicidio svelato oggi nella conferenza stampa: diversi mesi di indagini hanno portato all’arresto stamattina «di due dipendenti dell’Asp di Cosenza e quattro imprenditori ilegali rappresentanti delle scuole di formazione Sud Europa, con sede in Calabria, SA.DRA. e Check Up Formazione, con sede in Campania», riporta Repubblica. Il sistema scaricato dalla Procura è stato spiegato dai magistrati ed ha diversi tratti inquietanti: «L’utilizzo delle sale degli ospedali era utile solo per dare parvenza di ufficialità alla truffa che di fatto si stava mettendo in atto. E i due dipendenti dell’Asp di Cosenza in questo contesto hanno un ruolo fondamentale anche perché oltre al reclutamento si occupavano anche del trasporto dei corsisti in Campania dove sostenevano l’esame di abilitazione», spiega ancora Facciolla. Il problema è che gli allievi venivano reclutati con la prospettiva di un facile sbocco di lavoro, dopo il pagamento di 2mila euro potevano frequentare i “corsi” e accedere alle prove finali. Ma era tutto falso e gli attestati consegnati non avevano alcun valore legale: a quel punto in tanti sono rimasti truffati, con ben 570mila euro che i due dipendenti Asp e i quattro imprenditori hanno intascato nel corso degli anni. Uno di questi “truffati” però più degli altri non ha retto il “gioco” e in preda alla disperazione si è tolto la vita.