Il finto ginecologo che esortava le sue “pazienti” a spogliarsi e a praticare autoerotismo davanti alla webcam, è finito nuovamente al centro di un approfondimento a “Storie Italiane”, trasmissione di Rai Uno condotta da Eleonora Daniele. Come vi abbiamo accennato la scorsa settimana, iniziano (forse) a tirare un sospiro di sollievo le oltre 400 vittime dell’uomo, che, come spiegato in diretta televisiva, “ha ricevuto dati sanitari di tantissime donne in Italia, di visite ginecologiche fatte presso ospedali pubblici e cliniche private. È stato individuato grazie alle denunce, alle registrazioni delle conversazioni e a un’attività serrata di indagine. Si tratterebbe di un 40enne e la perquisizione ai suoi danni è stata effettuata in un’abitazione, con annesso sequestro di tutti i dispositivi utilizzati per questa attività. L’uomo contattava le vittime, le raggirava, fornendo informazioni che non poteva avere in altro modo se non acquisendo dati sensibili, non solo nome e cognome”.



L’avvocato di una delle ragazze cadute nella trappola, Libio Spadaro, ha commentato: “La prudenza è d’obbligo, in quanto esiste il principio di non colpevolezza fino alla sentenza. Devo comunque esprimere grande soddisfazione, in quanto con la mia assistita siamo stati i primi a formulare una denuncia. In questo momento non sono destinatario di informazioni maggiori in merito alla persona che ha interagito in questi termini”.



FINTO GINECOLOGO, LA POLIZIA POSTALE: “FACEVA PESCA A STRASCICO SU ALCUNI SITI DI ANNUNCI”

Sulla vicenda del finto ginecologo, a “Storie Italiane” Roberto Giuli, commissario della polizia postale e delle comunicazioni ha affermato: “Quest’uomo sicuramente ha avuto modo di fare una pesca a strascico su alcuni siti di annunci, ma servono ulteriori approfondimenti, non possiamo fermarci alla prima idea. Sembra che sugli annunci il probabile autore del reato abbia trovato nome e numero di telefono, non i dati sanitari. Su quest’ultimo aspetto occorre capire come sia stato possibile acquisirli e quali siano state le modalità con cui questo personaggio si è proposto alle vittime”.



Le informazioni circa le condizioni di salute delle “pazienti” potrebbero essere state ricavate da un database, ma al momento non si possono ancora avere certezze: “Noi stiamo dalla parte di queste donne”, ha commentato il commissario della polizia postale, aggiungendo che “quando si sta sul web qualsiasi internauta dovrebbe navigare con la massima prudenza e che ci sono questi pericoli dietro messaggi privati o chiamate via WhatsApp e Skype”.