Un finto ginecologo contattava le sue “pazienti” e chiedeva loro di spogliarsi in webcam per consentirgli di visitarle a distanza e di esprimere il proprio parere. Il caso è esploso a seguito di una segnalazione di una delle vittime, una ragazza di 24 anni originaria della provincia di Lecce, alla cui testimonianza se ne sono subito associate molte altre, provenienti per giunta da regioni diverse (Lombardia, Piemonte, Toscana). Il suo modus operandi era evidentemente collaudato: chiamata da un numero privato per comunicare informazioni dettagliate sullo stato di salute della donna da lui contattata.



Così, la procura leccese, dopo avere raccolto le prime denunce, ha ufficialmente avviato un fascicolo d’inchiesta per fare luce sul caso e risalire all’identità del sedicente ginecologo. Intanto, su Facebook la giovane salentina che ha trovato il coraggio di esporsi per prima, ha scritto le seguenti parole: “Oggi, in data 1° novembre, che dovrebbe essere di festa, sono stata chiamata da un numero privato. Il medico sapeva la mia data e luogo di nascita e mi ha chiesto se ho fatto delle analisi ginecologiche negli ultimi mesi, per poi avvertirmi di un’infiammazione che non mi era stata comunicata. Io, ingenuamente e nonostante la festività, ho pensato che fosse tutto ok, specialmente perché questo dottore sapeva il fatto suo in questo campo e spiegava in modo molto sicuro i perché e i come”.



FINTO GINECOLOGO “VISITAVA” PAZIENTI IN WEBCAM: “MI HA FATTO MOLTE DOMANDE PRIVATE E…”

La ragazza di Lecce, sui social, ha aggiunto che il finto ginecologo le ha fatto numerosissime domande private e, di fronte ai continui dubbi della sua interlocutrici sul perché dover fornire certe informazioni, le ha risposto che erano utili per capire meglio da cosa fosse causata questa infiammazione. “Le sue parole hanno confermato la maggioranza dei miei sintomi – ha proseguito la donna –. Nella chiamata parlava con una collega e riceveva chiamate da altre pazienti. Ho quindi chiesto il nome e che il trattamento dei miei dati fosse tutelato e mi è stato risposto quasi con stizza di sì”.



A un certo punto, però, il dottore in questione le ha richiesto una chiamata tramite Zoom o Hangout: “Io ho pensato volesse farsi vedere per una consultazione più diretta, finché non mi ha chiesto di mostrare ‘le mie grazie’ per analizzare al meglio i miei sintomi. Mi sono rifiutata e innervosita, così ha continuato a farmi domande e mi ha detto che il giorno successivo avrei ricevuto una mail con tutti i dati per fare a fine mese un pap-test”. In coda a questa testimonianza, rimangono tanti quesiti: come fa l’uomo ad avere in mano i dati sensibili relativi ad analisi e referti medici di pazienti di qualunque età? È un professionista sanitario? Oppure non lo è, ma ha una “talpa” che accede per conto suo ai database? Agli inquirenti il compito di venire a capo di questo raccapricciante enigma.