A Milano è stata trovata morta in casa una donna di 73 anni, Fiorenza Rancilio. La donna presentava profonde ed evidenti lesioni alla testa, come spiega TgCom24. La signora è morta nel suo appartamento in via Crocefisso, nella zona della Colonne di San Lorenzo, in pieno centro. Al momento del ritrovamento del corpo era presente il figlio della donna, che è stato portato via in ambulanza perché in stato confusionale. L’uomo è stato poi ascoltato dagli investigatori. La donna non sarebbe imparentata con i Rancilio, la famiglia conosciuta per le macchine da caffè: inizialmente infatti si era parlato di un legame di sangue che però non esisterebbe.
Fiorenza Rancilio era presidente della fondazione “Augusto Rancilio”, intitolata a suo fratello: l’uomo a 26 anni venne sequestrato dall’Anonima a Cesano Boscone (Milano) la mattina del 2 ottobre 1978. Il giovane si trovava davanti a uno dei cantieri del padre, un ricco costruttore italo-francese di nome Gervaso Rancilio, quando fu circondato da 8 persone e caricato su un furgone. Di lui non si seppe più nulla fino ai primi anni ’90, quando il boss calabrese Saverio Morabito cominciò a collaborare con la magistratura. Secondo la sua ricostruzione, Augusto morì durante un tentativo di fuga. Il suo corpo, però, non venne mai trovato.
Vicino al corpo di Fiorenza Rancilio presente il figlio
Alla memoria di Augusto Rancilio, nel 1983 fu intitolata una fondazione culturale senza scopo di lucro, per anni presieduta proprio dalla sorella Fiorenza, uccisa nel suo appartamento a Milano. Sul sito dell’Ente si legge: “Accanto alle sue originarie finalità di studio e ricerca nei campi dell’Architettura, Design e Urbanistica, con particolare attenzione ai giovani e al loro inserimento nel mondo del lavoro. Far promuove oggi la tutela e valorizzazione della sua sede istituzionale, Villa Arconati-Far a Bollate, villa di delizia del ‘600 immersa nel verde alle porte di Milano”.
Secondo l’Ansa, la porta d’ingresso dell’appartamento era chiusa a chiave dall’interno. Con lei, al momento del ritrovamento del corpo, ci sarebbe stato il figlio, in stato di forte choc per l’assunzione di psicofarmaci. L’uomo pare che fosse in cura per problemi psichiatrici. Gli inquirenti hanno interrogato il figlio della donna: sarebbero stati interpellati anche familiari e conoscenti dell’anziana. Ad avvertire i carabinieri sarebbe stata la collaboratrice domestica di Rancilio. All’Adnkronos il marito della donna ha affermato: “Mia moglie voleva entrare prima delle 8.30 ma era tutto chiuso. Ha provato dall’altro ingresso, su corso Italia, ma anche da quella parte era tutto chiuso”. Così la signora ha chiesto aiuto ai dipendenti della società immobiliare di cui la 73enne era co-proprietaria, presente nello stesso immobile della casa della signora Rancilio: “Sono riusciti a entrare nell’appartamento e hanno trovato la dottoressa morta in salotto. Il figlio era accanto a lei“.