A Firenze si è aperto un complicato (e particolare) scontro legale tra Caterina (il cui cognome non è stato reso noto) e l’Asl locale, dopo che il fidanzato della ragazza, Marco, aveva fatto congelare il suo seme dopo un’infausta diagnosi di cancro, che in breve tempo ne causò l’effettiva morte. Sulla questione si sono aperti due schieramenti, uno composto dalla ragazza e dai genitori di Marco e l’altro dall’Asl, intenzionata a seguire le procedure definite per legge.
Facciamo, però, un passo indietro nella questione di Firenze a quel terribile (almeno per Marco) marzo del 2019. In quell’occasione, infatti, il ragazzo appena 28enne, ricevette dai medici una diagnosi di cancro, purtroppo incurabile, e che avrebbe compromesso le sue capacità riproduttive a causa delle pesanti cure che avrebbe dovuto subire. Così, Marco si è rivolto all’Asl per far criogenizzare i suoi gameti (ovvero il seme) affinché venissero conservati. L’Asl di Firenze, dunque, prese in carico la richiesta, avviò le pratiche e concluse la conservazione. Salto avanti all’ottobre del 2019, quando la malattia di Marco prese il sopravvento, causandone la morte.
Firenze: scontro legale per i gameti di Marco
La battaglia legale di Firenze per il seme congelato di Marco inizia proprio in quel tragico ottobre. Nel suo testamento, infatti, oltre a lasciare la sua abitazione alla fidanzata Caterina, dispose con forma olografa a suo favore anche i gameti congelati. Differentemente, all’Asl, Marco firmò un consenso informato nel quale si riporta chiaramente che solo lui, personalmente, avrebbe potuto ritirare, in qualsiasi momento, i gameti.
L’Asl di Firenze, dunque, avrebbe negato a Caterina i gameti di Marco, facendo fede al consenso informato. Il 12 aprile 2021 un tribunale ha negato alla ragazza la possibilità di ottenere il seme del ragazzo, nuovamente in virtù del documento firmato da Marco. Inoltre, secondo i giudici va considerato anche il fatto che la legge italiana impedisce la pratica di fecondazione assistita post mortem. “La consegna dei campioni ad altri”, sottolineano i giudici di Firenze, “non essendo il fine della procreazione più configurabile”, non può essere concessa. Ad aprile, però, si aprirà il processo in appello, voluto da Caterina e dai genitori di Marco, i quali precisano che “in Italia noi non faremo niente con quei gameti. Al limite lo faremo all’estero, dove viene consentito per legge”.