Madamina, il catalogo è questo… Quasi 500 pagine l’elenco non delle conquiste di Don Giovanni, ma l’aggiornamento sui dati 2021 dei sussidi ambientalmente dannosi (Sad) e dei sussidi ambientalmente favorevoli (Saf) contenuti nel catalogo presentato dal ministero per l’Ambiente e la Sicurezza energetica.



168 voci suddivise per settore beneficiario: Energia, Trasporti, Agricoltura e Pesca, e distinte tra incentivi, agevolazioni finanziarie e detrazioni e deduzioni fiscali. Tutte misure che hanno un impatto diretto sulla manovra di finanza pubblica. Ovviamente l’attenzione è principalmente focalizzata sui Sad per i quali il Ministero quantifica l’effetto finanziario in 22,3 miliardi. Mentre quelli ambientalmente favorevoli sono 77 per 18,6 miliardi di euro.



Il catalogo, giunto alla quinta edizione, è uno strumento informativo richiesto dal Parlamento e in costante evoluzione. Se la valutazione sulla qualifica ambientale dei singoli sussidi è responsabilità del Mase, l’attribuzione dell’etichetta non è da considerarsi una sentenza definitiva, ma l’esito di una ricognizione permanente e del dialogo tra comunità scientifica e decisori politici con l’intermediazione delle associazioni di settore.

L’obiettivo, come espresso nell’introduzione del volume, è che dall’anno prossimo la raccolta diventi un documento più operativo contenente anche delle proposte per la progressiva eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi e la promozione dei sussidi ambientalmente favorevoli. Se da un punto di vista di comunicazione, impegnarsi a eliminare, ridurre o modulare gli incentivi che fanno male all’ambiente non può che incontrare il consenso, di fatto ritoccare i Sad implica toccare le tasche di alcune categorie di cittadini.



Va chiarito che i Sad sono per lo più sgravi fiscali ai consumatori, sussidi indiretti più che risorse erogate direttamente. Un esempio per tutti: è un Sad la differenza di accise tra carburanti quando, da tempo, viene chiesto di pareggiare il prelievo fiscale sul diesel a livello della benzina. In altri termini, il sussidio ambientalmente dannoso è costituito da un mancato gettito pari a 3,4 miliardi di euro per le casse dello Stato. Quindi, il contraccolpo dell’eliminazione di un Sad si trasforma in un aumento del prelievo erariale sui consumatori. Ricordiamo che in Francia una misura analoga fece scattare la rivolta dei Gilets Jaunes.

Un altro Sad che drena risorse pubbliche sotto forma di mancati introiti è l’Iva agevolata per l’acquisto di case nuove motivata dal consumo di suolo e contabilizzata nel catalogo per 2,6 miliardi di euro. Ma lo è anche l’accisa ridotta sui carburanti per le autoambulanze che vale 2,4 miliardi di euro; o il credito d’imposta per i beni strumentali nelle aziende del Mezzogiorno (i beni strumentali consumano energia, vale 1,7 miliardi); le agevolazioni sulle auto aziendali (incentiva l’acquisto e l’uso di auto, vale 1,2 miliardi).

Per cogliere la complessità di classificazione, va segnalato che oltre alla lista dei “buoni” e “cattivi” vi sono ben 33 sussidi in cui la valutazione dell’impatto ambientale rimane irrisolta tanto da finire nel limbo degli “incerti” che valgono 11,4 miliardi di euro. Tra questi trovano posto le misure il rilancio del settore olivicolo nelle aree colpite da xylella fastidiosa o il sostegno accoppiato per le superfici coltivate a pomodoro da trasformare. Evidentemente in contrasto con una delle eccellenze del Made in Italy la cui competitività viene sostenuta da un altro dicastero.

Infine, una scelta doppiopesista. Vengono riportati nel catalogo ma fuori contabilizzazione i 17,7 miliardi di euro spesi nelle 25 misure adottate dal Governo Draghi tra la fine del 2021 e la prima metà del 2022 per contenere le bollette di famiglie e imprese, trascinate dai costi stratosferici della materia prima. Nonostante il loro carattere emergenziale e straordinario sono da considerarsi a tutti gli effetti dei Sad, anche se fuori dal computo. Con quale intento? Continuare a mantenere la confusione mentale che fa sì che qualche ambientalista non si accorga dell’incongruenza nel reclamare al contempo sconti sulle bollette e l’abolizione dei Sussidi ambientalmente dannosi.

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