L’intelligenza artificiale è l’ultima frontiera nella lotta all’evasione fiscale, perché permetterà di mettere in rete tutti i dati che possiede la macchina pubblica ma che non incrocia. Dal demanio ai conti correnti, passando per l’uso delle carte di credito e il tenore di vita. L’algoritmo fiscale sarà in grado di distinguere tra il contribuente che è in difficoltà e l’evasore fiscale seriale, quindi tra truffatori e persone oneste ma in difficoltà. Intrecciando i dati, sarà possibile beccare chi evade reiteratamente distinguendolo da chi incappa in un errore fiscale una tantum.



Anche perché, ricorda Libero, le statistiche mostrano che in Italia (dati 2023) ci sono 350mila contribuenti che devono al Fisco oltre 500mila euro a testa, quindi non si tratta di dipendenti, piccoli artigiani e commercianti sotto casa. La novità rientra nell’attesa riforma fiscale, avviata sotto l’ala del viceministro Maurizio Leo, che secondo Riccardo Alemanno, presidente dei Tributaristi italiani, ha «il vantaggio di essere stata avviata ad inizio legislatura, nel 2023 e quindi ci sono buone probabilità che nei prossimi anni possa vedere la luce visti i tempi e le scadenze già impostate dall’esecutivo».



ALGORITMO ANTI-EVASIONE NELLA MAXI RIFORMA DEL FISCO

Per cambiare questo “fisco lunare” ci vorrà tempo, mette le mani avanti Alemanno. «Per modificare le norme e fare i test. L’errore è dietro l’angolo, per questo sono previsti due anni per l’adozione delle innovazioni e altri due anni per le eventuali correzioni in corsa». Inoltre, la lotta all’evasione fiscale è una guerra miliardaria: il magazzino fiscale di crediti contributivi o erariali non incassati supera i mille e duecento miliardi di euro, ma come ammesso da Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, solo «un 6% è realmente aggredibile e recuperabile». Gran parte di questo importo non è recuperabile e restano 101 miliardi da riscuotere, inoltre bisogna tener conto che per i soggetti debitori ci sono «limitazioni nella riscossione per interventi del legislatore». Il problema sono proprio le limitazioni.



Alemanno ha ricordato che bisogna aspettare l’approvazione del decreto legislativo per la destinazione del magazzino al 2024 e la nuova modalità in cui l’eventuale non riscossa verrà rispedita al titolare del credito (Inps, Comuni, erario, dogane). Ma a fine anno si potrà cominciare a fare “pulizia”. Infatti, verrà formata «una commissione con i rappresentanti di Corte dei Conti, Dipartimento delle finanze e Ragioneria generale dello Stato», anche se – stando a quanto precisato da Libero – i super esperti in materia sono già al lavoro informalmente. La maxi riforma fiscale avviata dal governo Meloni dovrà affrontare una mole di norme, regolamenti e direttive, infatti l’ipotesi dell’esecutivo è che sia necessario un biennio per la messa a regime e un altro per correggere eventuali fraintendimenti nell’attuazione.