Gli atti prodotti dal Fisco con l’intelligenza artificiale non sono soggetti al principio del contraddittorio preventivo stabilito con il decreto attuativo sullo Statuto dei contribuenti del 18 gennaio del 2024, secondo cui l’Amministrazione è obbligata a intavolare un dialogo con il contribuente, pena l’annullabilità. A deciderlo, come riportato da La Verità, è stato un decreto ministeriale del Mef pubblicato lo scorso 24 aprile.



Il riferimento in particolare è a quegli atti che vengono realizzati attraverso l’uso di algoritmi o software che non prevedono l’attività umana. I documenti di questo genere sono diversi. Tra questi, ad esempio le cartelle di pagamento e per il recupero delle somme affidate all’Agenzie delle Entrate – Riscossione; gli accertamenti parziali, ovvero predisposti solo sulla base di un incrocio dei dati e limitati a determinare i redditi del contribuente; gli atti di accertamento per omesso, insufficiente o tardivo versamento delle tasse automobilistiche e dell’addizionale; alcune tipologie di accertamenti catastali; tutti gli avvisi di pagamento per indebita compensazione dei crediti di accisa.



Cosa cambia al Fisco con gli atti prodotti dall’intelligenza artificiale

La sensazione degli esperti dunque è che il decreto ministeriale del Mef non sia di per sé penalizzante, ma che in parte annulli quando stabilito in merito al principio del contraddittorio preventivo con il decreto attuativo sullo Statuto dei contribuenti. È di fatto come se non sia cambiato nulla rispetto al passato. L’auspicio di un maggiore dialogo tra Fisco e contribuenti non si è insomma concretizzato. È così che rimarranno ammutoliti di fronte all’arrivo dei documenti in questione e saranno costretti a presentare ricorso in caso di inesattezze. 



I timori piuttosto riguardano il fatto che l’intelligenza artificiale probabilmente nei prossimi anni assumerà un ruolo sempre più determinante in questo settore. L’obiettivo dichiarato infatti è quello di fare uso di strumenti tecnologici sempre più potenti ed aggiornati “abilitanti all’analisi avanzata dei dati e all’intelligenza artificiale”. La speranza è che ciò non avvenga a discapito dei contribuenti.