A ogni avvio di legislatura, a ogni cambio di maggioranza riparte la caccia ai 100 miliardi di evasione. L’obiettivo di ogni azione di contrasto all’evasione messa in capo dalle diverse maggioranze assomiglia alla caccia allo Yeti o al mostro di Loch Ness. In molti giurano di averli visti, nessuno ha la prova della loro esistenza per cui è lecito dubitarne. Altrettanto lecito, dunque, è dubitare dell’esistenza di un’evasione che è tale, 100 miliardi, ormai da decenni. Gli stessi nei quali, per recuperare l’evasione son state messe in campo diverse azioni che paiono avere tutte un denominatore comune: essere state inefficaci visto che non si è riusciti a incidere sul monte totale.
La riprova sta nelle dichiarazioni dell’ex ministro Visco che ha messo in dubbio la validità e l’efficacia dell’ingente mole di adempimenti telematici che non ha inciso sul monte evasione, 100 miliardi, ma che ha invece appesantito gli adempimenti a carico delle aziende e dei loro consulenti. L’Amministrazione Finanziaria, grazie al fisco telematico, ha a disposizione una mole di informazioni enormi, ma ancora non ha la capacità di metterle insieme e trarne le conseguenze. Una conferma la si ritrova nella dichiarazione degli aiuti di Stato la cui scadenza è appena passata e che ha richiesto ai contribuenti di comunicare all’Amministrazione Finanziaria, come in un moderno e sempre attuale gioco dell’oca, gli aiuti ricevuti dallo Stato e dagli altri Enti Locali. Analogo paradosso si avrà con i crediti di imposta sui consumi energetici per i quali si chiederà ai contribuenti di comunicare le basi di calcolo perché si possa controllare la correttezza o meno dell’agevolazione spettante. È difficile comprendere la ratio di questa ennesima dichiarazione posto che la fatturazione elettronica già rende disponibili presso il fisco le informazioni delle bollette energetiche dei singoli i contribuenti, del PUN, ecc.
Ciò detto, come da copione con il Governo Meloni torna a galla l’obiettivo dichiarato di incidere sui 100 miliardi di euro del monte evasione. Su come si debba proseguire non pare esserci unità di intenti.
L’Agenzia delle Entrate comunica di essere pronta a sperimentare la dichiarazione Iva precompilata che a regime dovrebbe avere lo stesso “successo” della dichiarazione dei redditi precompilata. Su questo punto sarebbe interessante approfondire se i risultati conseguiti mettono d’accordo le Parti: Amministrazione Finanziaria, contribuenti, CAF e professionisti.
Va però riconosciuto che da parte del Governo sono stati annunciati interventi diversi, ma non tanto, dal passato. Dopo la riproposizione, seppur per il solo 2023, della flat tax incrementale è stato annunciato un concordato fiscale biennale da valutare quando verrà declinato. Non appare scontato come invece da qualcuno commentato che si proseguirà senza se e senza ma sulla strada del fisco telematico.
Nei prossimi giorni verranno illustrate le linee guida della azione del Governo in tema di fisco. Interessante è la proposta sui Btp Italia che possono rappresentare un’alternativa alla patrimoniale sempre evocata e, dunque, sullo sfondo.
La riforma fiscale dovrà sicuramente percorrere strade alternative a quelle sin qui seguite che hanno dimostrato di non incidere sull’evasione ma di appesantire l’amministrazione delle aziende: piccole e grandi.
L’art. 53 della Costituzione dovrà avere una reale attuazione. Al centro dovrà esserci l’equità da ultima ricordata dalla Corte Costituzionale in tema di Imu. I contribuenti sono diversi e diverse dovranno essere le azioni perché si realizzi una tassazione equa che mantenga nelle aziende le risorse utili a rafforzarsi e consenta alle famiglie di poter guardare al futuro dei figli.
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