Uno degli ultimi provvedimenti del Governo introduce dal prossimo primo luglio l’obbligo quasi generalizzato della fatturazione elettronica estendendola anche ai contribuenti forfettari, a quelli in regime di vantaggio e alle associazioni sportive dilettantistiche. Resiste ancora, in qualcuno, la voglia di proporre un limite per coloro che hanno ricavi o compensi inferiori a ventimila euro. Rimane ancora l’esonero per le professioni sanitarie, pare per ragioni di privacy, che tuttavia non sfuggono a un adempimento del tutto simile essendo obbligati alla trasmissione delle fatture al sistema della tessera sanitaria utile alla precompilazione del quadro RP, oneri detraibili, della dichiarazione dei redditi.
Va osservato che l’obbligo generalizzato della fatturazione elettronica può essere considerato una semplificazione posto che oggi le imprese e le professioni si trovano spesso a ricevere prestazioni e, dunque, fattura da questi soggetti, fino a oggi esonerati, la cui gestione, ai fini amministrativi e non solo, va ad incidere, appesantendola, sull’organizzazione amministrativa delle aziende. Le fatture di questi soggetti, infatti, allo stato sono cartacee e, quindi, seguono percorsi differenti dalla maggioranza delle fatture che le aziende ricevono introducendo delle strozzature nel processo amministrativo interno alle aziende. L’introduzione di questo obbligo porta, dunque, a una semplificazione dei processi.
L’Agenzia delle Entrate vede poi in questa novità l’occasione che potrà favorire la predisposizione della dichiarazione pre-compilata anche per questi soggetti. Su questo “vantaggio” si possono esprimere dei dubbi vista la produzione di prassi e di normativa che di fatto rendono questo regime complicato più che semplificato tanto da richiedere comunque l’ausilio di un professionista.
Sorprende, ma non più di tanto, il nuovo rinvio dell’entrata in vigore del Codice della crisi d’impresa. Approvato a inizio del 2019 potrà costituire, al netto degli abusi che ci saranno, un valido strumento per fronteggiare gli effetti della pandemia sul sistema economico. Il provvedimento si presta a più letture in quanto agevola la soluzione di crisi aziendali che altrimenti andrebbero gestite con gli istituti della legge fallimentare. Forse è proprio questa conclusione che si vuole fronteggiare per non avere una larga parte della classe imprenditoriale macchiata dall’onta del fallimento.
A oggi, al netto del nuovo rinvio, va detto che in questo ambito sono già vigenti una serie di misure che riguardano istituti chiave come l’accordo di ristrutturazione, il concordato preventivo, le forme di finanziamento finalizzate alla continuità aziendale e la convenzione di moratoria. Sono altresì vigenti la composizione negoziata della crisi agevolata dall’opportunità offerta all’imprenditore di effettuare un test per autodiagnosticare le possibilità di risanamento dell’azienda. In questo quadro si inserisce poi la riforma voluta dal Ministro Cartabia delle norme sul penale fallimentare.
Come si anticipava, le norme introdotte o in corso di introduzione puntano in larga parte alla salvaguardia del valore d’impresa al fine di evitare fallimenti generalizzati e, dunque, una presenza generalizzata di soggetti che non avrebbero più i requisiti per fare impresa. In questi provvedimenti, tuttavia, si rinviene un velo di contraddizione in talune forze politiche che da un lato le sostengono, ma al contempo sono contrarie a “sanatorie” fiscali, ecc. Molte aziende, infatti, sono in crisi anche perché rimaste indietro nei pagamenti tributari per carenza di liquidità. Come per il magazzino fiscale immobilizzato occorre prendere atto che bisogna intervenire sul fronte dei debiti tributari delle aziende (e delle famiglie). Un intervento è opportuno e necessario se non si vuole che questi soggetti vengano espulsi dal mercato e domani sostituiti da “imprenditori prestanome” non essendo quelli falliti proponibili nei confronti del sistema bancario e delle imprese.
Questa riflessione appare senza dubbio opportuna se si osserva che gli istituti di gestione della crisi e gli istituti fallimentari già prevedono l’istituto della transazione fiscale che tuttavia è ferma al palo. La transazione fiscale, paragonabile a una sanatoria fiscale, è infatti osteggiata dai funzionari dell’Agenzia delle Entrate preoccupati in prima persona dal firmare provvedimenti di stralcio dei crediti vantati dall’erario e ciò spesso porta al fallimento di aziende risanabili.
In conclusione, quindi, un intervento coordinato delle azioni da intraprendere è fondamentale in questo momento in cui le aziende sono sottoposte a cambiamenti epocali non gestibili con azioni pervase da preconcetti.
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