Il fisco ha deciso di cambiare volto e fare pace, soprattutto con i potenziali contribuenti importanti: ecco infatti cosa prevede la cooperative compliance 4.0 anche per le persone fisiche neo residenti. La certificazione del rischio fiscale è stata modificata,l’Oic (organismo italiano di contabilità) dovrà infatti analizzare quattro settori fondamentali. Vediamo insieme quali e cosa cambia.
Fisco pacifico con i paperoni: come viene valutato il rischio fiscale
La certificazione del rischio fiscale avverrà dopo l’analisi di quattro importanti elementi:
- documenti interpretativi,
- rischio fiscale di settore,
- rischio fiscale per azienda;
- visto di conformità.
E dunque il fisco ci tiene al dialogo con il contribuente, soprattutto se importante, secondo quanto è emerso al convegno organizzato da Assonime e Agenzia delle entrate sull’Adempimento collaborativo e altri strumenti di attrazione degli investimenti. Il nuovo disegno di un fisco più pacifico e dialogante lo ha definito proprio il viceministro delle finanze Maurizio Leo.
Anche se si tratta di soggetti in minoranza, l’istituto della cooperative compliance (accordi preventivi con il fisco per imprese, grandi contribuenti con ricavi superiori al mld di euro) conta 90 realtà industriali, 15 si sono aggiunte nel 2022. Secondo Ernesto Maria Ruffini, il Presidente dell’Agenzia delle entrate, bisognerà destreggiarsi e organizzarsi per accettare una sempre maggiore richiesta. Stefano Firpo, direttore di Assonime si rallegra del fatto che “la delega fiscale nelle sue importanti intenzioni di riforma si muove nella direzione di estendere l’ambito applicativo del regime di compliance anche alle imprese con volumi di ricavi inferiori ad un 1 mld. Da poche decine di imprese aderenti al regime dobbiamo avere l’ambizione di portarne dentro diverse centinaia se non qualche migliaio“.
Fisco pacifico con i paperoni: cos’è la nuova cooperative compliance 4.0
Maurizio Leo ha ribattezzato la cooperative compliance 4.0 “Adesione 4.0″ è un’inversione di rotta nell’accertamento e nei rapporti amministrazione e imprese. In particolare si considererà il calcolo predittivo e per i piccoli con punteggio elevato “si accederà al concordato preventivo biennale, si merita la determinazione del reddito conseguito nell’anno per i due anni successivi, per coloro che hanno un voto minore di 8 entrano in gioco due elementi di verifiche l’intelligenza artificiale e l’analisi di predittività”.
Dopo l’emanazione dei documenti interpretativi sarà il turno di Sose, la società che segue il processo di revisione degli Isa ora e degli studi di settore prima, predisporre i tax control framework per settore. Si tratta di un ente certificatore che misurerà il rischio fiscale per settore, ciò significa che un’equipe di tecnici rileverà il rischio e lo stato di ciascuna azienda. “Da questo punto si entra nella realtà della singola azienda con i consulenti che realizzeranno, coadiuvati da principi contabili e tcf di settore, la certificazione dedicata o visto di conformità. Un tcf personale con la rilevazione, la gestione e il controllo della singola attività aziendale. In questo disegno, si potrà andare a vedere anche le situazioni precedenti rispetto all’ingresso nella cooperative compliance“.
L’ipotesi del fisco dialogante potrebbe inoltre essere allargata anche alle persone fisiche, ma in che termini? Per il momento si tratta di un’ipotesi ancora sul tavolo e che tiene conto delle misure già in essere: in Italia infatti esiste già un regime reddituale di vantaggio per coloro che guadagnando oltre una certa soglia di reddito e decidano di trasferire la residenza in Italia. In questo modo è possibile beneficiare di una sorta di Irpef flat. Nella visione di Maurizio Leo, si affiancherebbe però al regime esistente qualcosa che renda ancora più attrattivo venire in Italia e l’occhio va tutto ai nuovi paperoni.
Questi ad esempio potrebbero essere attratti “dall’interpello preventivo, per situazioni come i trust esteri, casi di successione, regimi di criptovalute” prova a raccontare Leo. Per Vincenzo Carbone, direttore centrale grandi contribuenti, si tratta di «anticipare il confronto tra amministrazione e contribuente». Ivan Vacca condirettore generale di Assonime ha riflettuto che attualmente il tcf è un meccanismo oneroso ma allo stesso tempo pone il tax manager protagonista all’interno di ogni azione dell’impresa «il tax manager entra nei processicon un autoaccertamento rapido e efficace rispetto al certificatore ex post”.