«L’evasione fiscale è un’indecenza da estirpare», così il direttore generale dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini solo qualche giorno fa intervenendo all’iniziativa Fp-Cgil sul Fisco. Ebbene, oggi il n.1 dell’Agenzia torna a parlare al Corriere della Sera con una lunga intervista concessa a Daniele Manca per fare il punto sulla battaglia “monstre” contro l’evasione in Italia: «Abbiamo una grande risorsa che potrebbe essere utile a tutti noi. Mi riferisco alla montagna di evasione fiscale che se recuperata potrebbe essere messa a disposizione di un progetto comune e per far ripartire il motore del Paese, perché con poca benzina non si può andare lontano», spiega il n.1 dell’Agenzia delle Entrate che già sotto il Governo Gentiloni impresse una notevole svolta sul fronte digitalizzazione per la struttura del fisco in Italia.



Oggi però la sfida è decisamente più ingente e serve la collaborazione di tutte le parti: «L’evasione», continua Ruffini, «è ancora troppo elevata per varie ragioni a partire dalle radici storiche e culturali. In realtà, però, i dati degli ultimi anni ci dicono che sta lentamente diminuendo. E oggi la pandemia ci ha fatto capire ancora di più quanto sia importante pagare le tasse per avere servizi essenziali efficienti».



IL FISCO “BLOCCATO” DALLA PRIVACY

Il vero problema è però legato al complesso meccanismo di “reperimento” dei dati su evasori e simile: «Negli ultimi anni la digitalizzazione ha permesso significativi passi avanti e il patrimonio di dati e informazioni di cui disponiamo consentirebbe risultati ancora maggiori. Ma se non siamo autorizzati a utilizzarli, la lotta all’evasione fiscale avrà sempre le armi spuntate: è come avere un bolide ma tenerlo parcheggiato in garage». Una “guerra” di privacy ma non solo, anche perché lo stesso Ruffini sostiene la diversa tutela dei dati personali: c’è comunque da mettere mano alla giungla di norme che caratterizzano l’intero sistema di tassazione nel nostro Paese, con il direttore dell’Agenzia delle Entrate che riflette «le leggi, da sole, non sono sufficienti a cambiare la vita dei cittadini. Anche la migliore delle norme senza un’amministrazione in grado di attuarla diventa inefficace – conclude Ruffini – Alla pubblica amministrazione servono risorse infrastrutturali, capacità organizzativa e, dunque, risorse umane sempre più specializzate». La riforma fiscale collegata al PNRR è necessaria e doverosa, ha spiegato ancora Ruffini al Corriere, ma dovrà essere «ampiamente condivisa per garantire che le nuove regole abbiano una certa stabilità nel tempo ed evitare che dai cittadini alle imprese agli operatori del settore, amministrazione compresa, debbano continuamente adattarsi a mutate cornici normative».

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