Prosegue il focus sulle maxi-scadenze di tasse nel mese di luglio, ma occorre fare un attimo di ordine per ribadire cosa va pagato necessariamente entro oggi (altrimenti scatta la lieve maggiorazione dello 0,4% con scadenza al 20 agosto) e cosa invece entro il 31 luglio: ebbene, la scadenza fissata ad oggi e non prorogata dal Governo (scatenando, come possibile vedere nei focus qui sotto, le ire di commercialisti, Partite Iva e imprese) vale per l’Irpef (saldo 2019 e acconto 2020), l’Ires (saldo e acconto), Irap (saldo e acconto), Iva periodica, saldo 2019 della cedolare secca e anche primo acconto 2020. Si paga però anche il diritto annuale alla Camera di Commercio sempre entro oggi, l’imposta di bollo sulle e-fatture emesse nel secondo trimestre 2020 ma anche versamento delle imposte e contributi previdenziali-assistenziali in base alla dichiarazione dei redditi per titolari di partita Iva. Entro il 30 luglio invece sono previsti i pagamenti delle tasse su dichiarazione dei redditi soggetti diversi dai titolari di partita Iva con maggiorazione dello 0,4, mentre entro il 31 luglio altri 26 versamenti andranno pagati: rimborsi Iva trimestrale, operazioni verso l’estero nel secondo trimestre 2020 e canone Rai per chi non lo riceve in bolletta.
COMMERCIALISTI VS GOVERNO “PRONTI ALLA PROTESTA”
Dopo le richieste inascoltate di queste ultime settimane, i commercialisti si uniscono alle proteste di imprese e Partite Iva contro il Governo per la mancanza di proroga sulle scadenze del fisco in atto tra oggi e fine luglio: visti i 51 versamenti previsti solo per oggi (Irpef, Ires, Irap, Iva periodica, cedolare secca e molte altre ancora) le sigle sindacali dei commercialisti si confermano sul piede di guerra. Per i rappresentanti di ADC, AIDC,ANC, ANDOC, FIDDOC, SIC, UNAGRACO, UNGDEC,UNICO «il Governo non ascolta i professionisti e contribuenti quindi non escludiamo lo sciopero», ribadiscono nella nota del Consiglio Nazionale, «Siamo per altro convinti – aggiungono – che il Governo si stia esponendo a una magra figura, perché, tanti meno saranno i contribuenti che autonomamente sceglieranno di non versare il 20 luglio o il 20 agosto con maggiorazione dello 0,4%, tanto più sarà inevitabile per il Governo fare marcia indietro e riaprire i termini di versamento senza sanzioni fino al 30 settembre, come già avrebbe dovuto fare». Le voci inascoltate e il maxi ingorgo dovuto alle tantissime scadenze delle tasse tra oggi e fine luglio porteranno inevitabilmente a proteste nei prossimi giorni: «siamo costretti a valutare azioni di protesta, senza escludere uno sciopero della nostra categoria. Una reazione inevitabile davanti al consueto muro di gomma eretto dall’esecutivo nei confronti dei commercialisti italiani, delle loro richieste, del loro senso di responsabilità messo quotidianamente al servizio del Paese», conclude la nota dei commercialisti.
L’ATTACCO DI MISIANI ALLE PARTITE IVA
«In questo Paese bisogna anche iniziare a dire che le tasse vanno pagate perché servono a finanziare i servizi essenziali. E non credo che le partite Iva stiano peggio degli altri. Abbiamo già concesso rinvii, aiuti e sgravi, dunque presentarci come arcigni nemici dei contribuenti è una caricatura. Ed è chiaramente strumentale da parte delle opposizioni»: è molto duro il viceministro dell’Economia Antonio Misiani, tanto contro il Centrodestra che ha invocato la disobbedienza fiscale per il tasse-day di oggi 20 luglio, quanto contro le stesse partite Iva e imprese che lamentano la mancanza di una proroga del Governo. «Rinviare ancora creerebbe solo altri ingorghi più avanti. – sostiene Misiani – Ad un certo punto però le imposte vanno pagate. E poi mi lasci dire una cosa: i contribuenti che dovevano versare il 30 giugno lo hanno fatto. Non credo che le partite Iva sottoposte al regime forfettario e agli Isa (ovvero gli ex studi di settore, ndr) siano necessariamente in condizioni peggiori», conclude l’esponente Pd. Dal Governo arriva una proposta per una prossima riforma fiscale che parta proprio dalle imprese, come ripete il viceministro dell’Economia: «L’idea è partire da tre punti: superare il meccanismo saldo-acconto in favore di pagamenti mensili, introdurre la precompilata Iva ed estendere la tassazione per cassa alle piccole imprese. Dobbiamo dire addio al meccanismo che trasforma nel giudizio universale la data delle scadenze fiscali».
TASSE-DAY IL 20 LUGLIO: COSA SI PAGA
Nessuna proroga, entro domani 20 luglio imprese, Partite Iva e professionisti dovranno pagare le scadenze fiscale per quasi 8,4 miliardi di euro che entreranno nelle tasche dello Stato dopo i mesi durissimi dell’emergenza Covid-19. Il sottosegretario al Tesoro, Alessio Villarosa, ha confermato che il Governo non intende porre proroga al 30 settembre come invece richiesto dalle imprese (e dal Centrodestra compatto) per il maxi esborso di tasse previsto entro domani dopo l’ultimo Dpcm “sposta scadenza” posto a emesso a fine giugno. Il governo ha rinviato le scadenze ordinarie del 30 giugno e del 30 luglio con maggiorazione dello 0.4 per cento, rispettivamente al 20 luglio e al 20 agosto: «L’ulteriore proroga richiesta, secondo gli uffici, inciderebbe – ha spiegato Villarosa – sull’elaborazione delle previsioni delle imposte autoliquidate della Nota di aggiornamento al DEF che, come noto, deve essere presentata al Parlamento entro la fine del mese di settembre».
Tra oggi e domani sono previste le scadenze fiscali per saldo 2019 e acconto 2020 delle imposte sui redditi: il pagamento per le Partite Iva soggetti Isa e il saldo 2019 dei versamenti Iva. Sono tantissime le tasse in scadenza e vien difficile elencarle tutte: acconto 2020 e saldo 2019 anche per i soggetti Ires e per l’Irap, in generale il “riassunto” del Messaggero Economia prevede entro domani sera il pagamento per «Irpef, addizionali, Ires, Irap, saldo e primo acconto cedolare secca, imposte sostitutive, tra cui la flat tax dei forfettari».
SCADENZE FISCO: IRA COMMERCIALISTI E IMPRESE
I commercialisti sono però sul piede di guerra contro il Governo per la mancanza di sensibilità nel prorogare una scadenza come quella del 20 luglio a fronte non di “errori” e dimenticanze delle imprese, ma per il mancato introito dovuto dal lockdown e alla crisi post-Covid. Domani e nei prossimi giorni si andrà dalle proteste alla disobbedienza fiscale: «inevitabile valutare concrete azioni di protesta della categoria, tra le quali non escludiamo lo sciopero. il Governo si sta esponendo a una magra figura, perché tanti meno saranno i contribuenti che autonomamente sceglieranno di non versare il 20 luglio o il 20 agosto con maggiorazione dello 0,4%, tanto più sarà inevitabile per il Governo fare marcia indietro e riaprire i termini di versamento senza sanzioni fino al 30 settembre, come già avrebbe dovuto fare», spiega il comunicato dei commercialisti nazionali.
CDX CONTRO GOVERNO “DISOBBEDIENZA FISCALE”
Il no del Mef e del Governo Conte ha però sollevato l’ira anche delle opposizioni, con la Lega che commenta «Il no del governo alla proroga delle scadenze fiscali un male al paese. Arrivare allo scontro frontale con i commercialisti, dopo una crisi imprevista ed imprevedibile, non prestare alcuna attenzione alla loro chiara denuncia che imprese e cittadini le tasse il 20 luglio non riescono a pagarle e negare la deroga, la dimostrazione della miopia, dell’arroganza e della lontananza dal tessuto sano del Paese che questo governo incarna», attaccano i capigruppo Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari.
Forza Italia infine chiede la disobbedienza fiscale come forma di protesta contro queste maxi scadenze fiscali da 8,4 miliardi di euro che andranno a riempire le casse languenti dello Stato in periodo Covid: «lunedi’ prossimo nessuno ottemperi agli obblighi delle scadenze. Uno Stato democraticamente maturo – attacca Sestino Giacomoni, vicepresidente della commissione Finanze alla Camera – deve essere anche Stato leale, corretto, onesto ed equo con i propri contribuenti, se ciò non accade è bene che questi prendano in considerazione ogni opportunità, anche quella di non pagare le tasse. Forse, solo a seguito di una vera e propria rivolta pacifica del buonsenso chi governa sarà costretto ad aprire gli occhi e a fare i conti con la realtà».