Tra i grandi temi che campeggiano sul tavolo della Commissione europea c’è quello dei fitofarmaci utilizzati in agricoltura. Bruxelles ha infatti presentato una proposta di regolamento che punta a dimezzare il loro utilizzo entro il decennio. Ma questa linea rischia di penalizzare l’Italia.
A sollevare il punto è stato nei giorni scorsi l’assessore lombardo all’Agricoltura, alimentazione e sistemi verdi Fabio Rolfi che, in una lettera indirizzata a tutti gli europarlamentari eletti in Lombardia, ha rilasciato sul tema dichiarazioni nette: “L’approvazione della proposta di regolamento europeo sull’uso dei fitofarmaci comporterebbe forti criticità per l’agricoltura lombarda e italiana. Secondo il metodo di calcolo che si vuole introdurre, l’Italia sarebbe costretta a ridurre del 62% l’utilizzo di prodotti fitosanitari entro il 2030. Una imposizione che rappresenta un serio rischio per gli operatori del settore che non riuscirebbero a proteggere adeguatamente le produzioni agricole dagli agenti esterni, insetti alieni su tutti, con forti ripercussioni sulla tenuta economica di intere filiere”.
Il tutto senza valutare adeguatamente la situazione specifica del nostro Paese. “In questa proposta – lamenta l’assessore Rolfi – vengono considerate solo marginalmente le tipologie di colture e il quadro di riferimento meteo climatico, elementi fondamentali per valutare l’impiego dei prodotti fitosanitari e per definire strategie di protezione che in Italia risultano più complesse rispetto ad altre aree della Ue, come quelle del nord Europa. I maggior utilizzi di quantitativi per ettaro in Italia riguardano tra l’altro i prodotti fitosanitari a base di rame e zolfo: molecole utilizzate dal biologico, per cui la proposta di una maggiore riduzione risulta incompatibile con la richiesta, contenuta nella Farm to fork, di incremento della superficie condotta con metodo biologico. Una contraddizione in termini. Senza contare l’aumento di burocrazia per le aziende e le Regioni”.
E dello stesso tenore è anche il recentissimo intervento del presidente di Agrofarma-Federchimica, Riccardo Vanelli, secondo il quale il documento in discussione a Bruxelles minaccia lo sviluppo dell’agricoltura italiana. “Agrofarma condivide gli obiettivi generali della strategia Farm to Fork, ma non le modalità attuative presenti nel Regolamento Uso Sostenibile degli agrofarmaci”, afferma Vanelli.
Il fronte del “no” alla misura sta insomma ingrossando le proprie fila. E va detto che non si limita alla critica, individuando anche altre strade percorribili. “Le nuove tecniche di miglioramento genetico, già sperimentate e avallate dalla comunità scientifica internazionale – ricorda Rolfi -, rappresentano una valida alternativa ai fitofarmaci di sintesi chimica. Si tratta di tecniche che nulla hanno a che fare con gli Organismi geneticamente modificati, ma che attendono ancora il via libera attraverso uno specifico provvedimento di legge. Una norma che chiarisca, una volta per tutte, la differenza sostanziale tra mutagenesi e transgenesi, tra Ogm e Tecniche di evoluzione assistita (Tea)”.
E da qui, l’appello: “Occorre una forte azione congiunta nella direzione di un profondo cambiamento dei contenuti di questo Regolamento. L’agricoltura italiana ha fatto grandi progressi in materia di riduzione dei fitofarmaci e bisogna considerare che anche la ricerca in ambito chimico permette di avere prodotti più sostenibili. La sostenibilità ambientale non può essere ideologicamente nemica dell’agricoltura e della produzione agroalimentare”.
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