RAFFAELE FITTO SOTTO ATTACCO DA LIBERALI E… DAL PD: COSA SUCCEDE SULLA NOMINA IN COMMISSIONE UE

Non bastava Macron, ora anche un fuoco “amico” sarebbe pronto a colpire politicamente la nomina di Raffaele Fitto a commissario Ue, oltre che al prestigioso incarico di vicepresidente esecutivo della prossima Commissione Europea. Dal Pd di Elly Schlein viene messo in dubbio il voto in Parlamento Ue per il nome italiano presentato dal Governo Meloni per rappresentante il nostro Paese nei prossimi 5 anni di legislatura Ue.



A margine dell’intervento al Forum Ambrosetti di Cernobbio è stato chiesto direttamente alla leader dem quale fosse la posizione del partito sulla nomina di Fitto e una posizione chiara non è emersa ancora: «valutiamo deleghe e portafoglio», è il sunto della non-risposta di Schlein, articolata poi ulteriormente quando aggiunge «abbiamo già chiesto al governo di chiarire chi seguirà i dossier che in questo momento sta seguendo il ministro Fitto perché sono rilevantissimi per l’Italia come L’attuazione del Pnrr, fondi di coesione e programmazione». Ribadiamo, non è una risposta e soprattutto non smentisce la possibilità che alla fine i voti del Pd con i Socialisti Ue possano andare contro il nome italiano in Commissione.



CAMPO LARGO E DIVISO SULLA NOMINA DI FITTO: QUALI SCENARI E IL PRECEDENTE DI GENTILONI

Da Lega a FdI passando per Noi Moderati e Forza Italia, le reazioni dei partiti di Centrodestra sono furenti e rinfacciano alla sinistra di sabotare il Paese per interessi politici “locali”: «Il voto sarà sul rappresentante italiano e non sui programmi, come ha detto impropriamente Elly Schlein, quello c’è già stato con il voto su Ursula Von de Leyen, sostenuta anche da Pd», ha detto questa mattina il leader di NM-PPE, Maurizio Lupi. Il tema è proprio quello di chiarire per chi e per cosa si vota entro fine settembre in Parlamento Europeo. Se è vero che permangono differenze politiche abissali tra i vari partiti italiani, il nome di Fitto servirà per difendere gli interessi italiani a prescindere dalla “bandiera”.



Il precedente del 2019 è “illustre” e vede i ruoli completamenti ribaltati: il candidato italiano in quota Pd – Paolo Gentiloni – e un partito all’opposizione, Fratelli d’Italia, rimasto in dubbio fino all’ultimo se votare o meno. Alla fine si risolse, tu guarda gli scherzi del destino, con la garanzia proprio di Raffaele Fitto (nel 2019 era copresidente del gruppo ECR-Conservatori) nel non far mancare i voti italiani anche se all’opposizione per la nomina italiana di Gentiloni come commissario e vicepresidente Ue. A Schlein oggi tocca scegliere le due strade uniche rimaste: far prevalere lo “sgambetto” politico a Meloni, perdendoci in visibilità per la mancata “attenzione agli interessi nazionali”; far prevalere il fair play ma aumentando le spaccature interne al “campo largo” già diviso di suo.

In tutto questo, Conte non si è espresso, le ali di sinistra come SI e Verdi voteranno contro, Renzi con Italia Viva sebbene non presente nel Parlamento Ue prova a convincere i propri compagni di partito Renew ad accettare la nomina di un politico competente ed europeista come Raffaele Fitto. Significativo come il solitamente sobrio nei giudizi politici Luciano Fontana, direttore del “Corriere della Sera”, condanni nettamente il tentato sabotaggio del Pd a danno dell’Italia: nel rispondere alle lettere sul “CorSera” sul tema Fitto sottolinea che «fronda anti-Fitto incomprensibile, non ha senso assestare un colpo alla credibilità e all’interesse dell’Italia». Tra l’altro con i precedenti dove da Meloni a Salvini fino a Berlusconi anni indietro, hanno sempre votato i candidati commissari anche se diametralmente opposti alle proprie convinzioni politiche.