La confessione, questo grande mistero un po’ inquietante della fede, di cui vale la pena parlarne nel periodo più appropriato, la Quaresima che stiamo vivendo. Inquietante perché, per molti, è un momento difficile, che spaventa anche. Parlare della propria vita personale con uno sconosciuto, il sacerdote (a meno che non si abbia la fortuna di frequentarne uno con cui si divide un percorso di vita, ma anche lì non è facile lasciarsi andare ai propri “segreti”). Forse per questo è un sacramento sempre meno utilizzato dalle persone, che si recano a confessarsi giusto prima di Natale e Pasqua. Ci sono stati grandi uomini di fede, ricordiamo il cardinale Borromeo, che si confessavano una volta al giorno, perché vero: un secondo dopo che hai ricevuto l’assoluzione, puoi già peccare di nuovo. Parliamo naturalmente di peccati veniali, non capitali, come l’omicidio e cose anche peggiori. Ci sono poi fedi come quella evangelica protestante che la confessione l’hanno completamente abolita: la persona deve rispondere a Dio direttamente, senza intermediari. Il concetto ha preso piede anche tra i cattolici: perché devo parlare della mia vita privata con uno sconosciuto? Purtroppo anche da parte sacerdotale in tanti casi la confessione ha perso il suo valore originale: molti di loro infatti non danno neanche più la cosiddetta penitenza, tanto tutto è perdonato a prescindere.  Della confessione ha parlato al programma I Magnifici 7 condotto da Michele La Ginestra e con la partecipazione di don Andrea Cavallini, Direttore dell’Ufficio catechistico della Diocesi di Roma in onda sul canale televisivo della Cei Tv2000 il noto presentatore e attore Flavio Insinna.



Il conduttore e attore ha rivelato così una profonda fede e una intelligenza particolare su questo argomento. E’ un personaggio che si distingue anche per le opere: nel 2015 Flavio Insinna donò una sua barca di 15 metri a Medici senza frontiere per essere utilizzata nel salvataggio e nel trasporto dei profughi siriani. Nel 2017, quando quella rotta fu interrotta, l’ha venduta devolvendo il ricavato alla Comunità Sant’Egidio sempre a supporto dei migranti siriani.



“CI SI CONFESSA PER TORNARE DAL PADRE MISERICORDIOSO”

Intervistato durante la puntata dello scorso 26 gennaio, l’attore e showman ha spiegato come “La confessione preferisco chiamarla come riconciliazione perché è meno da inquisizione. Ci aspetta un Padre misericordioso che non vede l’ora di rimetterci sulla strada giusta ma dipende sempre da noi”. Ecco il punto: normalmente andando a confessarci ci sentiamo messi “sotto processo” ma la verità che ci ha tramandato Gesù è quella del rapporto con Padre di misericordia sempre pronto a riprenderci con sé nel nostro cammino. “Ci confessiamo – ha spiegato Flavio Insinna – perché torniamo dal Padre. E’ l’essenza della parabola del figliol prodigo. Si va a confessarsi per avere una carezza sul viso da nostro Signore. E’ una fortuna straordinaria avere un Padre che ci aspetta sempre. Si torna per ritrovarsi, per farsi ritrovare. Abbiamo questa fortuna straordinaria di avere un Padre che ci aspetta sempre. Non andiamo da un giudice o in un tribunale. Andiamo da un Padre infinitamente misericordioso”. Il peccato è una parola vecchia chiede poi il conduttore? “Conta anche cosa facciamo. Preferisco parlare di riconciliazione non abbiamo litigato con qualcuno. Dipende poi da noi. Ho avuto la fortuna di dare la voce a un audio libro di papa Francesco, parlando della confessione e dei peccati dice: se tu corrompi, se dai una tangente sei peccatore e infetti un altro, si è nudi davanti alla confessione. C’è un patto: devi provare fortemente a non rifare la stessa cosa altrimenti ci si prende in giro”.