I sabotatori armati di flessibile poco alla volta vengono promossi a furor di social quali giustizieri dei multati. Sono i Fleximan, i supereroi del flessibile. Usiamo il plurale, ipotizzando che le gesta non siano opera di un solo individuo, ma di un team di guastatori, e magari nemmeno un gruppo solo, ma almeno due o tre, frutto di processi emulativi scaturiti nel vago senso di ingiustizia sociale imputato alla raffica di multe che gli strumenti di rilevamento della velocità portano a elevare.



Gli autovelox (marchio della Sodi Scientifica) iniziarono la loro carriera nel 1972, ma in Germania erano comparsi già nel ’57. Poi arrivarono i telelaser, prevalentemente mobili, affidati alla Polstrada, e poi ancora i Tutor, che calcolano la velocità media dei veicoli. Nel 2007, riconoscendo che spesso gli apparecchi venivano usati in vere “imboscate”, una legge impose l’obbligo di preavviso prima di ogni postazione.



Sono proprio i cartelli indicatori di un vicino autovelox a svolgere la vera funzione per la quale gli autovelox stessi furono concepiti, cioè la deterrenza contro il superamento dei limiti di velocità e la prevenzione di incidenti. La sanzione (soldi e punti patente) per chi non li rispetta nella teoria doveva essere solo una reprimenda, a repressione del fenomeno, da unire possibilmente a una corretta educazione stradale. Ma indubbiamente il proliferare degli apparecchi è aumentato nel corso degli anni anche sulla spinta di amministrazioni comunali sguarnite di personale (poche forze dell’ordine a disposizione), a volte in territori dove la Polstrada non arriva (oggi è molto più Polautostrada), e quindi propense ad affidarsi a controlli automatici. Ma molti Comuni hanno anche identificato negli autovelox nuove possibilità di alimentare le casse. Il ministero dell’Interno informa che nel 2022 le principali venti città italianehanno incassato oltre 75 milioni di euro grazie agli autovelox, il +61,7% rispetto al 2021.



Il Codacons sostiene che l’Italia abbia il maggior numero di autovelox installati: 11.130 apparecchi, più di Gran Bretagna (circa 7.700), Germania (oltre 4.700), Francia (3.780). La città con i maggiori incassi-autovelox è Firenze (23,2 milioni di euro), seguita da Milano (quasi 13 milioni), Genova (10,7 milioni) e Roma (6,1 milioni). C’è anche qualche sorpresa: Napoli si ferma ad appena 18.700 euro nel 2022, ma i comuni del Salento hanno ottenuto invece circa 23 milioni, grazie a una marea di apparecchi disseminati ovunque.

L’esasperazione degli automobilisti-bancomat è andata crescendo, anche dovuta al fatto che a volte i limiti da rispettare sono… fluidi, cambiano nel giro di poche centinaia di metri, situazioni che sembrano studiate appositamente per rilevare inevitabili infrazioni. Così dai timidi sassi scagliati verso i rilevatori si è passati ai flessibili per tranciare alla base i pali sui quali gli autovelox sono posizionati. In principio i sabotaggi contro gli autovelox si sono avuti in Polesine: maggio 2023 a Bosaro, maggio a Baruchella, agosto a Taglio di Po, novembre ancora Baruchella, dicembre a Corbola e ancora a Taglio di Po e sulla Statale 309, a Rosolina. Il raggio d’azione dei sabotatori è poi arrivato a Padova, nel Trevigiano, a Cortina, e poi ancora in Emilia Romagna, in Piemonte, in Lombardia. Da qui, scartando l’ipotesi di ignoti trasfertisti, si è arrivati a supporre l’azione di gruppi di emulatori, tutti armati di flessibile.

I Fleximan, dunque, non distruggono gli apparecchi in sé, molto costosi (spesso in leasing o in noleggio a canone fisso: la legge ha stabilito che non possono più essere in comodato a costo zero in cambio di una percentuale sugli introiti delle sanzioni), ma segano i pali, che hanno un prezzo relativamente contenuto. Immaginando che le amministrazioni comunali, subito dopo aver subito l’atto vandalico, si possano affrettare a ripristinare la postazione danneggiata (con costi a carico della comunità, ovviamente), l’azione di Fleximan è destinata ad esaurirsi in un gesto reattivo, di protesta, simbolico. Che però dovrebbe comunque portare non già a eliminare il controllo con Autovelox, ma almeno a considerarne la sua vera finalità, evitandone le ridondanze, i posizionamenti senza senso, le tarature su tolleranze minime. Tenendo conto che il moltiplicarsi dei gruppi social a sostegno dei “giustizieri degli autovelox”, lo stesso inneggiare ai sabotatori chiamandoli Fleximan, stanno diventando un trend che a cascata potrebbe portare a simpatie sempre più diffuse e a nuove emulazioni.

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