La gestione dell’emergenza coronavirus in Italia da parte del Governo è stata oggetto di diversi attacchi. Nel mirino è finito in particolare il premier Giuseppe Conte. A far discutere è soprattutto il documento del 12 febbraio, presentato da Stefano Merler, della Fondazione Bruno Kessler, al Ministero della Salute. In quel documento anticipava una escalation del coronavirus. Il Governo quindi sapeva, ma ha tenuto nascosto quel documento. Sulla vicenda è intervenuto Giovanni Maria Flick, costituzionalista e già presidente della Corte costituzionale, nonché ex ministro della Giustizia. «La normativa vigente non permette alcun ostacolo o repressione della trasparenza per documenti del genere. Semmai il contrario», dice a Formiche.net. Fanno eccezione solo i documenti coperti da segreto di Stato o con divieto di divulgazione espressamente disposto. Il Governo si è difeso spiegando di non aver diffuso quegli scenari per non seminare il panico tra i cittadini. Ma questione spiegazione non regge per Flick: «La trasparenza non c’entra per nulla con il panico o con l’ordine pubblico». E quindi ha aggiunge: «La pubblica amministrazione deve essere trasparente in tutto, tranne ciò che è esplicitamente sottoposto a un vincolo di non trasparenza. Non ci sono altre opzioni».
FLICK VS CONTE “DPCM SENZA BASE LEGISLATIVA”
Giovanni Maria Flick non può sapere se il Governo potesse fare di più prima e durante la fase più acuta dell’emergenza coronavirus, ma di una cosa è certo: «La prima parola spettava ai tecnici. L’ultima? Alla politica, ovviamente», dice a Formiche.net. A volte però questi ruoli si sono scambiati. «C’è sicuramente stata confusione». A livello comunicativo si poteva fare meglio: «L’essenziale è la responsabilità di adottare una linea precisa; di spiegarla con chiarezza nelle sue motivazioni e nei suoi contenuti ai cittadini; di usare della comunicazione con sobrietà ed equilibrio, evitando strumentalizzazioni o interferenze di carattere politico per sollevare allarmismi o al contrario per indurre ad un’apparente sicurezza». Il problema, dunque, non è la responsabilità politica del premier Giuseppe Conte, ma l’assenza di trasparenza, secondo Flick. I Dpcm, ad esempio, potrebbero non passare indenni ad un eventuale giudizio della Corte costituzionale. «La garanzia di una previsione legislativa alla base di queste limitazioni è stata trascurata, per usare un eufemismo».
FLICK VS CONTE: “PRINCIPIO LEGALITÀ AI MARGINI”
È evidente la marginalità del Parlamento durante la fase più acuta dell’emergenza coronavirus. E non va trascurata neppure la riforma dei servizi segreti, inserita nel decreto agosto approvato con voto di fiducia. «La Costituzione parla chiaro. I decreti legge richiedono condizioni straordinarie di necessità ed urgenza per poter essere adottati dal governo ed una conversione entro sessanta giorni», afferma Giovanni Maria Flick a Formiche.net. L’ex presidente della Corte costituzionale evidenzia però che qualcosa è finito ai margini più del Parlamento: «Il principio di legalità. Un decreto, un regolamento, una sanzione hanno forza soltanto se si fondano su una legge o un atto avente forza di legge». Flick interviene anche sul referendum, il cui esito si lega al discorso sulla trasparenza e la marginalità del Parlamento. Il suo timore è che si voglia andare verso la “democrazia diretta”. «In discussione vi è la gestione del principio di legalità: il governo, con il pretesto dell’efficienza, tende ad assumersi il compito di legiferare; la magistratura a sua volta cerca di raggiungere lo stesso risultato attraverso “l’interpretazione creativa” delle leggi».