Ognuno può interpretare la memoria come crede, ma non si può ignorare il percorso che ha portato alla Costituzione. Lo sottolinea Giovanni Maria Flick in vista del 25 aprile e alla luce del dibattito sulla Carta. «Se è antifascista? Non sono appassionato a discussioni di carattere lessicale in un frangente in cui occorre affrontare una discussione sui molteplici problemi del Paese. Occorre guardare con condivisione al futuro», ha dichiarato a La Nazione l’ex presidente della Corte costituzionale e già Guardasigilli. Eppure, la disputa sulla memoria catalizza l’attenzione, ma per Flick il tema non è la memoria condivisa, bensì «il riconoscimento comune di una storia dei fatti che han portato alla nascita della Repubblica».
Quindi, la Costituzione non solo attesta la continuità della Liberazione con la Resistenza, «che ha accompagnato le forze armate alleate e la sconfitta del nazista occupante e del suo complice italiano», ma per Giovanni Maria Flick ha anche «ribadito la stretta connessione tra la pari dignità sociale, l’uguaglianza, il rifiuto di quella violenza che ha contraddistinto il ventennio fascista».
FLICK “RESISTENZA PATRIMONIO COMUNE”
Quindi, la Costituzione per Giovanni Maria Flick è «frutto dell’elaborazione delle componenti liberal repubblicana e azionista, social-comunista e democratico cristiana». Nell’intervista a La Nazione ha spiegato che lo testimoniano alcune firme, quelle «del capo provvisorio dello stato, il liberale De Nicola, del presidente della Costituente, il comunista ebreo Terracini, e del presidente del consiglio, il dc De Gasperi». Quando gli viene chiesto se la Carta costituzionale sia figlia della Resistenza, Giovanni Maria Flick ha evidenziato a La Nazione che «la Resistenza non ha rappresentato solo la lotta contro l’invasore nazista e la dittatura fascista». Quindi, per l’ex Guardasigilli «è patrimonio comune di tutto il popolo. Condizione esplicitata nella XII norma transitoria e finale che vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista».