«Mario Monti? Mi pare un discorso un po’ eccessivo»: nonostante la stima e la profonda conoscenza che lo lega al Presidente del Consiglio, Giovanni Maria Flick non ha gradito l’intervento fatto da Monti a “In Onda” la scorsa domenica.

Raggiunto dall’Adnkronos, il presidente emerito della Corte Costituzionale e noto giurista riflette sul significato di quel «pensare a modalità meno democratiche di somministrare l’informazione in epoca Covid» detto da Mario Monti in diretta tv su La7. «Mi pare un discorso un po’ eccessivo. Nonostante la saggezza del senatore Monti, in questo caso il modo in cui sono state formulate delle indicazioni in parte giuste può avere delimitato troppo il significato dell’articolo 21 della Costituzione», spiega Flick ribadendo come l’informazione sia da sempre «la premessa della democrazia». A maggior ragione in epoca di pandemia, prosegue il costituzionalista, «la sequenza dovrebbe essere sperimentazione e proposta di intervento da parte della scienza alla politica, quindi al governo. Decisione, quindi assunzione di responsabilità da parte della politica cioè del governo e comunicazione adeguata di questo iter all’opinione pubblica da parte dei responsabili dell’informazione, con equilibrio, senza enfatizzazione o strumentalizzazione».



FLICK “CORREGGE” MONTI: “GOVERNO NON DETERMINI INFORMAZIONE“

Non si dovrebbe dunque affatto parlare di «modalità meno democratiche» proprio perché si è in guerra contro una malattia pandemica come il Covid-19: «si tratta sempre di garantire l’informazione con i soli limiti che tengano conto degli altri valori costituzionalmente garantiti, accanto a quello al diritto all’informazione e all’essere informati. Quindi non rimetterei al governo la determinazione delle modalità in cui dosare l’informazione. Non si tratta di dosare ma dare una informazione adeguata». A Giovanni Maria Flick non piace affatto l’ipotesi di un Governo che dall’alto tenga le “redini” dell’informazione, in qualsiasi modo e luogo: conclude allora così nella sua riflessione all’Adnkronos, «L’informazione deve evitare di essere falsa, deve cercare di garantire una conoscenza adeguata della realtà ed esprimere quel pluralismo che consenta a ciascuno di manifestare la propria opinione purché non degeneri in violenza o offesa alle opinioni altrui. L’adeguatezza della informazione è un problema che deve essere dunque affidato più alla responsabilità di chi è autore della informazione e non al controllo dell’autorità pubblica, affinché non si vadano a ledere diritti altrui garantiti dalla Costituzione. Il tutto nell’ottica di una informazione come pietra angolare della democrazia pluralista».



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