Bonus partite Iva, bonus 1000 euro, bonus biciclette e monopattini, bonus vacanze, bonus condizionatori, bonus tv, bonus casalinghe, bonus baby sitter, bonus esercizi commerciali nei centri storici… L’elenco potrebbe continuare. Insomma, bonus a gogò, chi più ne ha più ne metta. Secondo alcuni calcoli, dal Cura Italia di marzo fino al Dl Agosto, dei 100 miliardi e passa di scostamento di bilancio decisi dal Governo per fronteggiare l’emergenza economica legata alla pandemia da Covid-19, poco meno della metà, una quarantina di miliardi circa, sono andati a finanziare misure assistenziali, in buona parte attraverso bonus a pioggia. Alcuni hanno funzionato, esaurendo la loro (magra) dotazione. Altri, come il bonus vacanze, si sono rivelati invece un autentico flop: dei 2,4 miliardi disponibili restano ancora da erogare quasi 2 miliardi. Ma funzionano questi bonus? Sono tutti necessari? Che eredità lasceranno, essendo in buona sostanza sussidi, sui conti pubblici e sul tessuto economico degli anni a venire? Ne abbiamo parlato con l’economista Nicola Rossi, secondo il quale “in generale la politica dei bonus è una politica di regalie devastante sotto tutti i punti di vista. Andrebbero azzerati tutti e trasformati in riduzione della pressione fiscale. Ma dubito che questo governo debole sappia affrontare la questione”.



Fare ricorso massiccio ai bonus in una situazione di emergenza è una scelta giusta ed efficace?

In parte si tratta di misure dettate dall’emergenza, in parte sono state invece misure schiettamente clientelari, con le quali si è cercato di soddisfare le necessità più impellenti di questo o di quello. In alcuni casi era necessario intervenire con urgenza per sostenere il potere d’acquisto, in altri casi – il bonus vacanze ne è forse uno degli esempi, ma certamente non l’unico – si è intervenuti in maniera così scriteriata che il risultato è praticamente zero.



In questi mesi il governo ha esagerato con i bonus?

In generale la politica dei bonus, che non riguarda comunque gli ultimi sei mesi, riguarda purtroppo gli ultimi 10 anni, è una politica delle regalie davvero devastante da tutti i punti di vista.

Perché?

L’affastellarsi e il sovrapporsi di queste regalie, innanzitutto, muta alla radice il rapporto fra lo Stato e il cittadino, che diventa invece il rapporto tra chi comanda e chi obbedisce, al quale si butta, diciamo così, l’osso. In più, produce una serie di effetti collaterali molto negativi, come nel caso delle agevolazioni per le imposte dirette, perché questi bonus non rispondono mai a un disegno organico, sono interventi mirati che servono a soddisfare esigenze elettorali momentanee.



Quindi non erano tutti bonus necessari?

Se si adottano misure di sostegno al reddito generale, e non specifico, in situazioni come quelle che abbiamo attraversato negli ultimi sei mesi, questo può avere un senso. Quando però si scende nell’intervento puntuale e teso a soddisfare piccole o grandi basi elettorali allora si fanno danni notevoli. Anche perché, una volta introdotte, queste agevolazioni diventano poi difficili da eliminare, privando di razionalità l’intervento di prelievo dello Stato. Con conseguenti seri problemi di uguaglianza: il comparto più agguerrito che ha rapporti con la politica riesce a ottenere il bonus, chi non ha questi rapporti ne resta escluso. E’ un meccanismo assurdo.

Il caso del bonus vacanze è esemplare: la maggior parte del bonus doveva essere anticipato dagli albergatori e lo sconto scattava solo in un secondo momento sotto forma di credito d’imposta. Risultato: usati 200 milioni su 2,4 miliardi stanziati dal governo. Sbagliato puntare sul credito d’imposta quando le imprese avevano invece un problema di liquidità?

E’ stata una misura priva di ogni senso comune. E’ stato come dire: vorrei darti i soldi, ma non ce li ho, quindi li chiedo a qualcun altro, me li faccio prestare da qualcun altro e poi te li ridarò dopo. Non so chi abbia potuto inventare un’assurdità simile.

In effetti questi bonus richiedono spesso procedure molto farraginose. Perché?

Il motivo è molto semplice: nel momento stesso in cui si concepisce il bonus, poi ci sono mille voci che dicono che bisogna stare attenti affinché nessuno se ne approfitti. Quindi, si fa una regalia ma con modalità così farraginose e prive di senso che alla fine ad usufruirne non sono quelli che dovrebbero, bensì altri. E’ nella natura del provvedimento, che dovrebbe invece essere di carattere generale, perciò semplice e di facile applicazione.

E’ una “strategia” voluta? Si promettono i soldi, ma poi il meccanismo contorto fa sì che non vengano effettivamente erogati e le risorse risparmiate restano incamerate dallo Stato, che può  eventualmente riutilizzarle per altre voci di spesa?

Non escludo che ci sia qualcuno che abbia pensieri così sofisticati. Ma occorre ricordare a costoro che la gente ha la memoria lunga…

Oltretutto i bonus sono spesso accompagnati da dotazioni finanziarie risibili, come il bonus per la riqualificazione delle casalinghe: previsti 3 milioni di euro, ma visto che le casalinghe in Italia sono più di 7 milioni, alla fine il contributo pro capite ammonta a poco più 40 centesimi…

In questo caso il problema non è il sostegno alle casalinghe, ma adottare una misura che consenta di andare in televisione per annunciarla, sperando che le casalinghe “ci caschino” e alla fine votino il partito che ha proposto questo bonus. Siccome i soldi non ci sono, si ricorre a questi metodi raffazzonati. La stagione dei bonus è la stagione di una politica priva di sostanza, talmente debole che non può far altro che buttare tozzi di pane qua e là, incapace di prendere misure coraggiose e difficili.

Come andrebbero “confezionati” i bonus per garantire che vadano effettivamente a segno, cioè possano aiutare i beneficiari?

I bonus sono qualcosa da cancellare appena possibile e possibilmente tutti. Anzi, è possibile cancellarli solo se vengono cancellati tutti. Vanno azzerati in toto, trasformandoli in riduzioni della pressione fiscale. Punto. Ma questo vorrebbe dire ridurre il potere della politica sui cittadini ed è ovvio che la politica non può accettarlo.

Al Meeting di Rimini, Mario Draghi ha detto che “a un certo punto i sussidi finiranno e il prezzo del nuovo debito lo pagheranno i giovani”. Che eredità lasceranno questi bonus sui conti pubblici e sull’economia del paese?

Sono convinto che da questa classe politica non mi posso aspettare che sappia affrontare la questione dei bonus con serietà, azzerandoli come sarebbe auspicabile. Diventeranno, nei prossimi anni, incrementi permanenti di spesa pubblica, che quando prima o poi arriverà la resa dei conti ci metteranno in condizioni ancora più difficili di oggi.

(Marco Biscella)