È ancora fresco il ricordo dell’ultima edizione del Florence Korea Film Fest, che si era dovuta svolgere, all’inizio dell’autunno del 2020, solo in streaming per colpa della pandemia. Torna adesso a maggio, nel suo periodo tradizionale, il più importante festival di cinema coreano d’Europa. La 19a edizione del FKFF è in corso, dal 21 al 28 maggio, a Firenze nella sala La Compagnia, e online, dal 21 maggio al 3 giugno, sulle piattaforme per lo streaming Più Compagnia e MyMovies.
I film online saranno visibili in tutta Italia per 7 giorni dalla data della prima proiezione virtuale con un abbonamento per tutto il programma (al costo di 20 centesimi per film) o acquistando un biglietto per singolo spettacolo. È, quindi, ancora possibile godersi tutto il programma del festival online (oltre 100 film) fin dall’inizio.
Il cinema sudcoreano è ormai considerato uno dei più importanti del mondo, dopo la definitiva consacrazione internazionale per merito della Palma d’oro e dei 4 Oscar vinti da Bong Joon-ho con il suo film Parasite. Il programma di questa edizione sembra fatto apposta per fare da introduzione agli amanti del cinema che hanno scoperto il cinema coreano solo grazie a Parasite.
La sezione New Corean Cinema, infatti, presenta il meglio dei film prodotti negli ultimi 25 anni quando – dopo l’occupazione giapponese, la liberazione-occupazione americana, la dittatura militare – grazie a una fase neorealista, il cinema coreano cominciò a crescere e a maturare divenendo una delle principali cinematografie nel mondo, in grado di produrre 500 film all’anno (2019), presente in tutti i festival più prestigiosi. In questa sezione sarà possibile vedere anche un classico in bianco e nero del 1960, di cui sono stati fatti diversi remake, La Governante, storia di una giovane donna che lavora come cameriera in una famiglia tradizionale e diventa l’amante del padrone di casa con conseguenze drammatiche. Nella sezione verrà proiettato anche il primo lungometraggio diretto da Bong Joon-ho, Can che abbaia non morde, surreale commedia che ha come protagonista un aspirante professore universitario perseguitato dai cani, che vive in un condominio pieno di tipi strani e di segreti.
I film che hanno avuto successo nella passata stagione, nel 2020, in Corea, sono invece presentati nella sezione Orizzonti coreani. Tra essi si citano il fantapolitico Pioggia d’acciaio 2- il Summit, nel quale i presidenti di Stati uniti, Corea del Nord e del Sud, riuniti per trattare una pace definitiva tra le due Coree (teoricamente ancora in guerra), vengono sequestrati e rinchiusi dentro un sottomarino dove dovranno lottare per la sopravvivenza. Gli altri film della sezione sono thriller, gialli, noir, commedie e molto altro, questo perché il cinema coreano, a differenza di quello italiano più recente, produce veramente film di ogni genere.
Il cinema coreano del futuro è presentato in altre tre sezioni: quella dedicata ai cortometraggi, almeno una quarantina, attraverso i quali i nuovi registi si stanno facendo le ossa; la sezione Indipendent cinema che presenta lungometraggi indipendenti di esordienti; quella, infine, VR Experiences, dedicata alla realtà virtuale, cioè a quello che, forse non è più cinema ma un nuovo media. Le numerose opere in VR della sezione possono essere viste online anche senza un visore con una visione a 360 gradi, nella quale ogni spettatore può scegliere autonomamente il suo punto di vista. Anche se si perde l’impatto iperrealistico che si ha utilizzando un visore, si riesce ad apprezzare la qualità e originalità dei filmati e la nuova modalità di visione.
Per completare la presentazione del nuovo cinema coreano, che appare l’obiettivo perfettamente riuscito di questa edizione del FKFF, completano il programma due rassegne dedicate ad un’attrice e a un regista coreani che all’inizio del secolo sono stati una rivelazione alla Mostra d’arte cinematografica di Venezia e che oggi sono una delle più importanti star del cinema coreano e un regista di culto: Moon So-ri e Kim Ki-duk.
Kim Ki-duk è, purtroppo, morto all’inizio di quest’anno a Riga per colpa del Covid. Aveva compiuto sessant’anni a dicembre. Era un autodidatta che dopo aver fatto l’operaio e il militare in patria e il pittore a Parigi , tornato in Corea, ha cominciato a scrivere sceneggiature, ricevendo finanziamenti pubblici, e ha finalmente diretto nel 1996 il suo primo film: Coccodrillo, storia di un uomo che vive sotto un ponte da cui si buttano gli aspiranti suicidi e lui ne depreda i cadaveri. L’omaggio a Kim Ki-duk è particolarmente prezioso perché permette a chi non lo conoscesse di scoprire forse uno degli ultimi veri autori di cinema, e ai cinefili di completare la conoscenza della sua opera (in totale 32 lungometraggi) con film che sono inediti in Italia o sono ormai introvabili. Non sono compresi nell’omaggio i suoi film più noti, L’isola, Primavera, estate, autunno, inverno e ancora primavera, La samaritana, Pietà, Ferro 3 – La casa vuota, che l’hanno reso famoso e gli hanno fatto vincere un premio a Cannes, due Leoni a Venezia e un Orso alla Berlinale, ma la citata opera prima Coccodrillo, il secondo film Animali selvatici, Real Fiction (Finzione reale), film di 83′ girato con soli 200′ di riprese, utilizzando 10 cineprese due telecamere digitali e 11 assistenti alla regia, Indirizzo sconosciuto, Guardia costiera, basato sulla sua esperienza di militare, e, infine, i recentissimi e inediti in Italia, Stop, ambientato a Fukushima dopo l’esplosione della centrale, e Uomini, spazio, tempo e uomini, surreale crociera sulla quale sono imbarcati rappresentanti ogni classe sociale, un ultima arca che all’improvviso comincerà a volare senza avere una direzione precisa.
Imperdibile è il documentario di Antoine Coppola, esperto francese di cinema asiatico, Kim Ki-duk regista dalla bellezza convulsiva nel quale il regista coreano evidenzia ogni aspetto della sua poetica e della sua tecnica. Le sue affermazioni sono apparentemente altezzose (“non realizzo film per piacere agli spettatori”, “i miei film interrogano le nostre coscienze e quindi sono inevitabilmente sconcertanti“), mentre è ingenuamente sbagliata la sua dichiarazione “sono un regista, non un regista coreano”. In realtà, Kim Ki-duk è un regista molto coreano, ma è questa specificita che lo rende universale, e le sue opere non sono d’intrattenimento o d’arte ma consentono all’autore di mettere in scena i demoni della sua coscienza attraverso il cinema e a noi spettatori, pieni di dubbi come lui sulla realtà in cui viviamo, di condividerne ogni espressione.
Altrettanto significativa è la retrospettiva d dedicata a Moon So-ri che, dopo una particina nel film Candy Peppermint di Lee Chang-Dong, visibile nella sezione Nuovo cinema coreano, venne scelta per interpretare nel film Oasis il difficilissimo ruolo di una ragazza disabile, praticamente incapace di muoversi, ruolo con il quale vinse alla Mostra di Venezia il premio Mastroianni per la migliore attrice esordiente. Si potranno vedere nella retrospettiva, oltre al citato Oasis, La moglie dell’avvocato, film a contenuto erotico e sensuale, in cui Moon So-ri seduce un adolescente, la commedia Hahaha, il drammatico Ode all’oca, storia di amanti reciprocamente infedeli, Il giurato 8, nel quale l’attrice interpreta il ruolo di una giudice che presiede la giuria popolare di un processo, infine il drammatico e recentissimo (2021) Tre sorelle, nel quale Moon So-ri è sia una delle sorelle sia co-produttrice. Completano la retrospettiva un’intervista esclusiva per il FKFF con la star coreana e il film Un’attrice in fuga, diretto dalla stessa Moon So-ri, che parla di se stessa, del paradosso di essere un’attrice che tutti conoscono e riconoscono, ma che, alle soglie dei cinquant’anni, comincia dubitare della propria bellezza e ha ormai imparato che i ruoli femminili sono sempre meno numerosi in un cinema come quello coreano, dove prevalgono i film di genere spionistico, thriller, giallo, noir o d’azione, con preponderanza di ruoli maschili. Un film confessione che perfeziona e arricchisce l’idea dell’attrice che si può ricavare dalla visione dei suoi film.
Tra gli Extra del FKFF non vanno, infine, sottovalutate le interviste con quasi tutti i registi dei film in programma, presenti virtualmente per colpa della pandemia, a cominciare dall’intervista esclusiva con il premio Oscar Boong Joon-ho, che esprime lusinghieri giudizi sul cinema italiano di ieri e di oggi.
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