E’ morto Florian Schneider, il celebre fondatore dei Kraftwerk. L’artista ha perso la vita all’età di settantatré anni, provocando un terremoto nel mondo della musica. La musica, ma anche la cultura in generale, piangono un grande interprete, un simbolo rivoluzionario che ha contribuito a costruire e cambiare la storia della musica. Il suo contributo artistico è stato notevole e forse incommensurabile. Ne sono convinti i fan di Florian Schneider, che perdono un personaggio apprezzato in tutto il mondo, insieme all’amico Ralf Hütter con cui ha fondato il gruppo di musica elettronica Kraftwerk. Quello che Florian Schneider ha lasciato alla musica è il concetto di musica stesso. Sono numerosi e commuoventi gli omaggi reperibili in rete riservati al polistrumentista tedesco. (Aggiornamento di Jacopo D’Antuono)



FLORIAN SCHNEIDER, IL MONDO DELLA MUSICA PIANGE LA SUA SCOMPARSA

Il mondo della musica piange Florian Schneider: si è spento a 73 anni dopo una breve malattia, come ha riportato il Daily Mirror, uno dei due fondatori dei Kraftwerk. Il suo compagno di avventure Ralf Hutter lo aveva definito una volta “feticista del suono”: sicuramente i due hanno contribuito a ispirare la musica elettronica e non solo, aprendo ad uno stile krautrock (un termine che raccoglieva idealmente la scena tedesca che in quel periodo si muoveva tra prog rock ed elettronica) ma poi seguendo percorsi unici. I Kraftwerk nascono dalle ceneri degli Organisation, se così possiamo dire: Schneider e Hutter venivano da quella band che avevano fondato mentre frequentavano il conservatorio di Dusseldorf. Di fatto il gruppo si identifica con loro due: Karl Bartos e Wolfgang Flur, che avevano iniziato con loro, abbandonarono già negli anni Ottanta mentre poi ci sono stati tanti altri elementi che si sono alternati nella lineup.



E’ MORTO FLORIAN SCHNEIDER: FONDATORE DEI KRAFTWERK

I Kraftwerk hanno pubblicato 12 album in studio, l’ultimo dei quali è Minimum-Maximum che risale al lontano 2005; nell’occasione era uscito l’omonimo video che resta l’unico nella storia della band tedesca, e che riproduce spezzoni di concerti tenuti nel tour mondiale del 2003 e 2004. Sul palco si presentavano sempre e comunque in quattro: tutti allineati e austeri, come si legge su La Stampa sembravano davvero il trionfo della concezione wagneriana dell’opera d’arte totale. Schneider a dire il vero aveva lasciato la band nel 2008: non prese parte agli ultimi due lavori del gruppo, qualche tempo dopo Hutter aveva dato come spiegazione l’impegno in progetti che comunque erano inerenti alla band. Tra i tanti capolavori di una storia che ha ispirato tantissimi artisti possiamo sicuramente citare Radioactivity, ma scegliere tra la discografia sarebbe quasi come fare un torto a questo gruppo.



I Kraftwerk sono davvero stati dei fautori di un cambiamento, tra i primi a utilizzare macchine come strumenti musicali per poi cambiare e mischiare generi, attraversando più mondi tra hip-hop, house, ambient, pop, naturalmente elettronica. David Bowie ha omaggiato i Kraftwerk in V-Schneider che compare nell’album Heroes, i Coldplay hanno eseguito una cover di Computer Love, i Daft Punk naturalmente devono tantissimo alla band tedesca per le loro sonorità. Erano venuti per l’ultima volta a Torino tre anni fa, visitando il nostro Paese: Schneider come detto non faceva più parte del gruppo ma i Kraftwerk avevano dato il loro solito spettacolo a beneficio di tutto il pubblico presente.