In Florida continua la lunga, e promessa, battaglia del governatore Ron DeSantis contro il woke che si sta diffondendo nella società, nelle istituzioni e, soprattutto, nelle università. Una battaglia che l’ha portato più volte sotto la luce dei riflettori e che avrebbe potuto renderlo un candidato repubblicano perfetto per le elezioni che si terranno a novembre, anche se ha deciso di fare un passo indietro lasciando Trump a concorrere praticamente da solo.



A dare un’immagine di quanto la cultura woke (almeno agli occhi di qualcuno) permei le università, tanto in Florida, quanto negli interi Stati Uniti, è stato l’attivista e autore Christopher Rufo che in un libro dello scorso anno ha sottolineato come gli atenei siano “impegnati a diffondere teorie di ispirazione marxista e a ridurre la storia degli Stati Uniti al suprematismo bianco”. Interpellato da Le Monde, Rufo ha sottolineato che la recente deriva antisemita delle università USA, che si è vista anche in Florida, è attribuibile proprio alla cultura woke, perché è la manifestazione delle “ideologie post-coloniali e neo-marxiste”.



La legge della Florida contro la derica woke delle università

Per porre un freno a questa deriva woke nelle università in Florida, dunque, De Santis ha messo in piedi una nuova legge, che tratta anche materie differenti dalle accademie, chiamata Stop Woke Act, mentre risulta che appena eletto abbia chiesto ad alcune persone fidate di elencare tutti i modi legali con cui avrebbe potuto completare la sua missione. Allo stato attuale, comunque, lo Stop Woke Act è stato bloccato in attesa di una verifica sulla sua costituzionalità, mentre a livello generale solamente un college sembra aver preso parte a questa battaglia.



Concretamente, lo Stop Woke Act della Florida impedirebbe, nelle università e nelle scuole superiori, qualsiasi insegnamento che possa provocare sentimenti di “colpa, ansia o qualsiasi forma di disagio psicologico” parlando di eventi “accaduti nel passato”. Nei curriculum universitari dovranno essere esclusi insegnamenti obbligatori che trattano di “teorie secondo cui il razzismo sistemico, il sessismo, l’oppressione e il privilegio sono insiti nelle istituzioni degli Stati Uniti”. Viene, inoltre, conferito maggiore potere ai board direttivi delle università della Florida, rendendo più semplice licenziare i docenti woke e assumerne di più ‘allineati’. Non è ancora chiaro se la legge passerà e diventerà operativa, ma è certo che degli effetti li ha già avuti dopo che 36 docenti del college anti-woke si sono licenziati e hanno lasciato lo stato, seguiti da un numero imprecisato di colleghi, preoccupati dalla deriva pericolosa delle accademie che cercando di ripristinare la libertà di parola e pensiero, la stanno comprimendo alla sola visione anti wokista di DeSantis.