Non ci sono dati certi sui casi di Flurona, l’infezione simultanea da influenza di tipo A o B e da coronavirus Sars-CoV-2, ma non c’è da sorprendersi. La coinfezione non è qualcosa di insolito, sebbene siano meno diffuse tra chi è affetto da Covid. Sin dall’inizio della pandemia comunque sono state documentate confezioni tra Covid e altri virus respiratori, come rinovirus, enterovirus, influenza e altri coronavirus del raffreddore in circolazione. Ne parla Pierangelo Clerici, presidente dell’Associazione microbiologi italiani e della Federazione italiana società scientifiche di laboratorio, in un articolo a cui ha collaborato per il Corriere della Sera.



Si parla di Flurona in questi giorni perché in Israele è stato registrato il caso di una donna incinta e non vaccinata risultata contagiata contemporaneamente da Covid e influenza. Il quotidiano israeliano Ynet ha, quindi, coniato questo termine, che non è scientifico, ma risulta frutto della crasi tra flu (influenza in inglese) e rona, contrazione di coronavirus. Niente di nuovo all’orizzonte, dunque, perché come ricordato da Clerici, c’è un lavoro di un gruppo di ricercatori cinesi, pubblicato su The Lancet il 25 marzo 2020, che ha documentato confezioni tra influenza e coronavirus. In quello studio erano nove i casi.



COME DIAGNOSTICARE FLURONA

Flurona non è una malattia nuova, lo sarebbe se i due virus si fondessero insieme creando una chimera, «qualcosa di quasi impossibile e più vicino alla fantascienza». A inizio pandemia comunque la coinfezione era stimata intorno al 12% (alcuni studi hanno fatto una stima del 3%), ma all’epoca non erano ancora usate abitualmente le mascherine che proteggono anche dall’influenza. Ma è pur vero che Covid e influenza possono presentare sintomi sovrapponibili, quindi moltissimi casi di Flurona sfuggono al tracciamento. Se l’influenza generalmente ha un brusco inizio, con febbre alta e un sintomo sistematico, come spossatezza e dolori muscolari, insieme ad uno respiratorio (tosse, congestione nasale), i sintomi del Covid sono vari e appunto sovrapponibili. Inoltre, perdita di gusto e olfatto sono meno frequenti rispetto alle prime ondate. Quindi, non è facile fare una distinzione. Ci riesce il tampone, ce ne sono anche per la diagnosi differenziale, ma sono test costosi, destinati soprattutto ad ospedali e medici di base che necessitano di testare i soggetti più a rischio per procedere con la terapia corretta il prima possibile.



“FLURONA? POSSIBILE DECORSO PIÙ COMPLESSO”

Non è chiaro se questa coinfezione possa causare una malattia più grave, perché non è neppure chiaro come i due agenti virali interagiscano tra loro, anche perché solitamente un virus prevale sull’altro. «È però verosimile che una coinfezione in un paziente fragile possa avere un decorso più complesso dal momento coesistono due azioni infiammatorie che possono causare problemi respiratori anche importanti», scrive Pierangelo Clerici sul Corriere. Per limitare comunque questo rischio si raccomanda la somministrazione del vaccino contro l’influenza oltre a quello anti Covid. Non rappresenta una sicurezza assoluta di non contrarre entrambe le infezioni, ma è un modo per abbassare il rischio di sviluppare una malattia grave. Infine, riguardo il dubbio che il raffreddore influisca sul risultato dei test molecolari o antigienici, Clerici ha precisato che può incidere sull’antigenico, ma se questo test viene eseguito male, in particolare a casa, «perché il muco del raffreddore è composto da acqua, essudato e cellule e può diluire il risultato». Se invece i test vengono effettuati da esperti, non c’è alcun rischio di interferenza.