E mentre il governo c’è chi si racconta che “la guerra ha fatto male soltanto a Mosca” e che “l’inflazione è transitoria” oppure che “riusciremo a sostituire integralmente il gas russo fra breve”, superando così un problema etico” come dice Cingolani, qualcuno prova a riportarci con i piedi per terra: lo fanno il FMI e S&P, nelle loro ultime stime sull’Italia.



FMI e S&P: il parere di Standard & Poor’s

In particolare S&P, pur considerando ancora un Outlook positivo per l’Italia, ha sottolineato i punti deboli della nostra economia, che ha gravemente somatizzato gli effetti collaterali del conflitto ucraino, in particolare a causa del caro energia.

In due mesi è stato perso già l’un percento del PIL, sorvolando sulle perdite consistenti di due anni di pandemia. Tuttavia Standard & Poor’s ha stimato la crescita molto più di quanto non abbia fatto Banca d’Italia che prevede per uno scenario negativo con una stima di crescita del 2,3%. S&P ha invece dichiarato che, supponendo che rimangano in vigore almeno fino alla fine di quest’anno le misure introdotte alla fine del 2021 per mitigare lo shock energetico, l’Italia crescerà al massimo del + 3,1% nel 2022 rispetto al 4,4 precedentemente stimato. In totale si ha un deficit del 6,3% sul PIL.



FMI e S&P: good news, diminuzione del debito sul PIL

L’unica nota positiva è la diminuzione del debito sul PIL per il 2022 ma soltanto a condizione che vengano attuate le riforme per la crescita previste dal PNRR. L’unico problema deriva dal fatto che per attuarle davvero bisogna avere le idee chiare su una riforma giudiziaria, sulla semplificazione della burocrazia che sono le due vere spade di Damocle per l’Italia, quelle che nessuno è mai riuscito a risolvere. Solo con la risoluzione di queste problematiche che l’Italia dimostra di avere da troppo tempo, sarà possibile ottenere le risorse europee nell’ambito del Recovery Fund.
Si tratta di afflusso dei fondi Next Generation EU per un valore del 2% del PIL all’anno, tra il 2022 è il 2026, con pensando quindi rischi per la crescita derivanti dal conflitto Russia Ucraina.



Se Standard & Poor’s è rimasta sul vago e si tiene ben stretta la possibilità di rivalutare l’economia dello stivale, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha dato una bocciatura più sonora, dichiarando che “alcune delle maggiori economie europee, come Francia, Germania, e l’Italia, hanno proiezioni molto deboli o negative di crescita trimestrale a metà 2022“.

FMI e S&P: il Fondo monetario internazionale sta coi piedi per terra

A differenza di Standard & Poor’s, il Fondo Monetario Internazionale è molto vicino alle stime di Banca d’Italia, prevedendo per l’Italia una crescita nel 2022 del 2,3% e del 1,7% nel 2023. Pessime le proiezioni per il 2024 con una crescita del 1,3%, dati alla mano e nella condizione di adesso già abbastanza critica. Così come infatti previsto da Banca d’Italia, il protrarsi della guerra e l’aumento dell’inflazione, la possibile e galoppante recessione che è alle porte, potrebbe cambiare totalmente il quadro della crescita economica dello stivale. Non è detto infatti che le proiezioni riguardanti l’inflazione, si tengano ad un + 5,3% in Italia, per poi calare nel 2023 al 2,5% e nel 2024 al 2,1%. Le stime infatti sono state realizzate in un momento in cui si prospettava una trattativa diplomatica per il conflitto ucraino, che avrebbe determinato la diminuzione dei prezzi dei beni primari che, attualmente, dimostrano una volatilità difficilmente gestibile.