Quella di ieri è stata una giornata di bilanci e previsioni per l’economia italiana. L’Istat ha infatti comunicato che l’ultimo trimestre del 2022 ha visto il Pil scendere dello 0,1%. Ciò nonostante, l’anno si è chiuso con una crescita del 3,9%, superiore persino alle stime del Governo. Questo consente anche di iniziare il 2023 con una crescita acquisita dello 0,4%. Per l’anno corrente il Fondo monetario internazionale ha inoltre rivisto al rialzo le previsioni sul nostro Paese, passando dal precedente -0,2% al +0,6%. Abbiamo fatto il punto con Luigi Campiglio, professore di politica economica all’Università Cattolica di Milano.



Cominciamo dal dato del quarto trimestre. Come dobbiamo leggerlo? Possiamo essere soddisfatti perché tutto sommato siamo in linea con la media dell’Eurozona (+0,1%) oppure questo dato negativo dopo sette trimestri consecutivi di crescita deve preoccuparci?

Complessivamente mi pare che l’Italia si trovi in una situazione relativamente buona, anche perché rispetto al passato non è lontana dal resto dell’Eurozona. Per andare peggio ci vuole dell’impegno, lo stesso che è bene venga profuso per utilizzare al meglio il Pnrr. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che più cresceremo, più riusciremo a presentarci meglio allo sfidante tavolo per la riforma del Patto di stabilità e crescita. Detto questo, non possiamo dimenticare un fattore importante.



Quale?

La politica monetaria, che si è fatta più restrittiva sia tramite il rialzo dei tassi che con l’avvio del Qt da parte della Bce, senza trascurare il fatto che i finanziamenti alle banche tramite i programmi Tltro sono diventati più onerosi disincentivando la concessione del credito.

Questi dati non molto negativi sull’economia europea potrebbero incentivare un’ulteriore stretta da parte della Bce?

Purtroppo sì, potremmo ritrovarci nella situazione paradossale per cui dato che non c’è ancora una recessione si può essere ancora più restrittivi. Questa impostazione è più motivata negli Stati Uniti di quanto non sia a livello europeo, ma finora abbiamo visto che la Bce di fatto segue le mosse della Fed.



Sappiamo che sono forti i legami tra l’industria italiana e quella tedesca. Secondo il Fondo monetario internazionale, la Germania nel 2023 crescerà solo dello 0,1%. Cosa ne pensa?

Gran parte delle previsioni del Fmi finora avevano come fondamento centrale la paralisi della Cina. La situazione epidemiologia del gigante asiatico sembra però migliorata e ci sono già stati segnali di fine delle restrizioni. Non mi faccio grandi illusioni, ma tra i maggiori beneficiari di questa riapertura cinese non possono non esserci i tedeschi.

La Germania non ha però più l’energia a buon mercato dalla Russia come un anno fa…

Sì, ma non tutte le catene del valore che si riattiverebbero con la Cina sarebbero fortemente penalizzate. Bisognerebbe fare una valutazione settore per settore per comprendere quanto pesa questo fattore. In questo caso, l’analisi micro conta molto più di quella macro.

Il Fmi prevede per l’Italia un Pil al +0,6% nel 2023, in linea con le stime del Governo. L’Istat, però, ha appena fatto sapere che la crescita acquisita alla fine del 2022 è pari allo 0,4%, quindi vuol dire che non avremo una performance particolarmente brillante quest’anno.

Penso che dovremo ottenere un dato superiore alla previsione del Fmi. Al momento non vi sono dati che facciano pensare a un primo trimestre particolarmente negativo. Il secondo e il terzo, anche solo per un fattore stagionale legato al turismo, sono generalmente i più positivi, quindi, salvo un tracollo nell’ultimo trimestre, penso che il 2023 potrebbe essere un anno favorevole. E se le linee di credito resteranno operative potrà andare meglio. Per questo, però, come spiegavo prima, sono importanti anche le scelte che farà la Bce.

Per avere un po’ più di crescita servirebbe una politica fiscale che, però, non potrebbe che derivare da un’iniziativa a sfondo europeo.

Decisamente. Negli Stati Uniti come in Europa il mantra del momento è l’atterraggio morbido dell’economia. Personalmente ritengo non ci possa essere, nel senso che qualche ammaccatura rimarrebbe comunque. Non credo che si voglia consapevolmente portare l’Europa intera in una situazione non solo e non tanto di stagnazione, ma certamente di rallentamento economico. Spero che ci sia la consapevolezza che una mossa sbagliata potrebbe avere effetti moltiplicativi negativi.

(Lorenzo Torrisi)

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