Marinella Soldi come presidente e Carlo Fuertes come amministratore delegato saranno i prossimi vertici della Rai nominati dal Premier Mario Draghi e dal Ministero dell’Economia Daniele Franco: sia avviano al pensionamento dopo la scadenza dei 3 anni di mandato Fabrizio Salini e Marcello Foa, nominati sotto il Governo Conte-1 dalla mediazione di Lega e Movimento 5 Stelle. In una lunga intervista ieri a “La Verità” l’ex giornalista de “il Giornale” e Presidente Rai uscente si toglie ben più di qualche “sassolino” dalla scarpa, lamentando tutto ciò che non va (e rischia di non migliorare mai) nel servizio pubblico televisivo italiano.
«A Viale Mazzini convivono tre ‘partiti’: veri professionisti, super burocrati e giornalisti che fanno carriera grazie al Palazzo», attacca nel suo personalissimo “J’accuse” l’ormai ex n.1 Rai. Tre partiti ma anche tre azionisti, sottolinea ancora Foa: «il Mef, la Commissione di vigilanza e il vincolo del servizio pubblico, che si sublima nel ruolo istituzionale. I vertici vengono giudicati su tre registri, è una corsa a ostacoli. Gli altri Paesi europei proteggono il servizio pubblico dalla politica».
LA RAI E LA RIVOLUZIONE ANCORA DA FARE
Di “rivoluzioni” da mettere in campo ve ne sono molte e per Salini-Foa il progetto del triennio non può dirsi affatto soddisfacente sotto questo profilo: «L’azienda deve diventare lo specchio del pluralismo nel Paese. Purtroppo c’è ancora molto da fare. La visione che la politica ha della Rai ne limita fortemente l’indipendenza e la libertà manageriale. Lo slogan ‘cambiamo la Rai’, senza leve diventa una favola”, “pensare di cambiare un’azienda con 13.000 dipendenti e circa 2,7 miliardi di ricavi in tre anni è un’illusione. Per provare a farlo è fondamentale avere un mandato lungo», rilancia ancora Marcello Foa nella intervista al quotidiano di Maurizio Belpietro. Già di suo il servizio pubblico ha comunque più tutele del privato, ma se poi vi si aggiunge «l’aggressività di un sindacato antico e un contesto politico paralizzante: se sposti due bottiglie sulla scrivania parte un’interrogazione parlamentare». Il paradosso invece della Rai è che il successo di pubblicità e di contenuti editoriali spesso è comunque buono mentre resta sempre scoperto il nodo della governance: «andrebbe protetta dalle ingerenze dei partiti», anche perché una cosa è certa, conclude Foa «la politica interviene ogni giorno su qualsiasi cosa».