Marcello Foa non approva l’estensione del Green Pass varata dal Governo italiano: “Provoca discriminazioni”, ha detto nel corso della puntata di Stasera Italia in cui è stato ospite. Il docente dell’Università di Lugano si è detto preoccupato dalle conseguenze che la misura potrebbe avere: “Da liberale non mi piacciono i Paesi che dividono i cittadini in due categorie, ovvero privilegiati e penalizzati”.



L’ex presidente della Rai, inoltre, ha ammesso di comprendere i dubbi – definiti “legittimi” – di coloro che non si sono ancora vaccinati contro il Covid-19 per gli effetti a medio-lungo termine che i sieri potrebbero causare. “In molti riflettono sul fatto che l’Ema non ha ancora approvato il vaccino, perché ritiene che il processo non sia stato ancora completato. Alcuni medici, tra cui premi Nobel, sottolineano che gli effetti a medio-lungo termine del vaccino non sono ancora stati provati e che gli esperimenti fatti sui topi hanno dato risultati preoccupanti, per cui è necessario essere cauti. Le persone non si sentono rassicurate”, ha detto. In tal senso, ha distinto gli oppositori del Green Pass tra complottisti e dotati di buonsenso.



Foa: “No a discriminazioni date da Green pass”. I dubbi sui vaccini

Marcello Foa, dopo avere detto “no” alla possibilità che in democrazia vengano messe in atto le discriminazioni date dal Green Pass, ha ipotizzato eventuali altre soluzioni. “Gli esperti ci hanno detto che l’immunità di gregge sarebbe stata raggiunta con il 70%, per cui quel 30% che non vuole vaccinarsi (molto meno considerati gli under 12) corre il rischio di ammalarsi gravemente in caso di infezione. Il Governo dovrebbe lasciare che ciò avvenga”.

È quello che, d’altronde, è stato fatto in altri Paesi. “La Gran Bretagna ha un tasso di vaccinazione simile a quello dell’Italia, ma ha rinunciato all’obbligo del Green Pass perché non compatibile con i diritti liberali. La Corte Costituzionale della Spagna ha assunto il medesimo atteggiamento. In Svizzera era stato proposto il Green Pass obbligatorio nelle aziende, ma c’è stata una sollevazione perché nessuno vuole discriminare i dipendenti”. E conclude: “Puntare sull’obbligo vaccinale non aiuta gli indecisi. È importante convincerli con una campagna di buone argomentazioni e rispettare coloro che rifiutano il vaccino. Le persone disoccupate non hanno la possibilità di spendere 15 euro ogni giorno per un tampone”.