MINI-FOCOLAIO COVID NEL GOVERNO: I NOMI

Tre contagi Covid nel giro di pochi giorni all’interno del Governo Draghi: non un vero e proprio “focolaio” – dato che non vi sarebbe stretta correlazione tra i diversi casi – ma poco ci manca. Si tratta dei Ministri Luigi Di Maio (Esteri), Federico D’Incà (Rapporti con il Parlamento) e Vittorio Colao (Innovazione Tecnologica): per l’ex leader M5s il contagio sarebbe avvenuto appena dopo Natale, fa sapere la Farnesina, ma sarebbe già stato negativizzato e tornato operativo dopo l’Epifania.



Diversa la situazione degli altri due Ministri contagiati da Covid-19: per D’Incà e Colao, entrambi con tripla dose di vaccino già somministrata, è scattato l’isolamento da qualche giorno dopo i leggeri sintomi riscontrati. Tutti e tre i Ministri, fanno sapere da Palazzo Chigi tramite le agenzie, si sono contagiati durante le festività natalizie e al momento non vi sarebbero rischi per la restante squadra di Governo visto che già non hanno partecipato in presenza all’ultimo Consiglio dei Ministri dello scorso 5 gennaio.



CASI COVID IN POLITICA: CRESCE IL TIMORE PER VOTO QUIRINALE

«In molti mi state scrivendo, vi ringrazio per tutti questi messaggi e per il pensiero che mi state dedicando – ha scritto Di Maio sulla propria pagina Facebook -. Sono stato positivo al Covid, ma voglio tranquillizzarvi: sto bene, il mio ultimo tampone è negativo e già da domani tornerò a lavorare in presenza». L’ex leader 5Stelle è divenuto però subito obiettivo principale di molti no vax in rete, accusato di aver “infettato” altri nel suo andare in giro da positivo Covid lo scorso 28 dicembre a Tunisi in missione per la Farnesina. Elemento però smentito con forza dallo stesso Ministero degli Esteri: «il ministro, come da prassi prima di ogni missione, ha effettuato un tampone che, in data 27 dicembre, ha dato esito negativo. Inoltre anche un precedente tampone, fatto il 24 dicembre, era risultato negativo». Al rientro dalla missione è stato sottoposto a nuovo tampone e qui vi è stato esito positivo: dopo i giorni di isolamento il ministro è tornato negativo ieri, «Non c’è spazio per strane teorie, qui ci sono solo la salute e la scienza, ed un unico antidoto al virus: il vaccino», ha concluso Di Maio. Resta comunque molto alta la preoccupazione per la possibile situazione che potrebbe profilarsi con il voto sul Quirinale il prossimo 24 gennaio in Parlamento: mentre alla Camera ancora lavorando ad una soluzione (escluso voto da remoto, si va verso una sola votazione al giorno e scaglionamenti negli orari di voto), da più parti si alzano dubbi circa l’effettiva riuscita dell’operazione. Dal parlamentare e “decano” in politica Osvaldo Napoli (oggi in “Coraggio Italia”) giunge l’appello al Quirinale: «se il numero dei parlamentari impediti di votare, tra positivi e in quarantena, impedisse di raggiungere il quorum di 505 voti dal quarto scrutinio, andrebbe rivolto un appello al presidente Mattarella perché rimanga nel suo ufficio con un “rinvio a data da destinarsi». Tradotto, tenere fino a fine legislatura Mattarella al Colle e Draghi a Palazzo Chigi.

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