FOCOLARI SU BETTEGA, DOPPIO CARTELLINO ROSSO PER INSULTO

Furio Focolari,giornalista e direttore di Radio Radio, ha rivelato alcuni retroscena che riguardano Bettega, in particolare su una lite: «L’ho avuta in una partita Rai-Mediaset: mi disse ‘terrone’, io reagii un po’ male e ci buttarono fuori. Essere espulsi con Bettega è come mettere una tacca sulla pistola», ha dichiarato al Corriere della Sera. Ma sono tanti anche i ricordi legati ad Alberto Tomba, da lui commentato quando lavorava alla Rai: «Rapporto Strettissimo, soprattutto con Paletta, il suo pigmalione. Alla vigilia della prima gara mi dissero che avrebbe vinto, abbiamo anche scommesso una cena, perché sembrava impossibile: partiva con il pettorale 25 e non aveva mai vinto. Appena trionfò, mi disse: ‘Te l’avevo detto e domani replico’. Partì col 24 e conquistò pure il gigante». Tanto sci nella vita di Furio Focolari, che racconta com’è nato tutto ciò: «Per caso, anche se ero sciatore da sempre: serviva una seconda voce per il grande Alfredo Pigna e nessuno sapeva di sci. Non è che ne sapessi tantissimo a livello tecnico, però ero un grande appassionato e ho avuto una fortuna pazzesca: la prima telecronaca al parterre fu quella della prima vittoria di Tomba al Sestriere in Coppa del mondo. Poi le ho fatte tutte».



Nessun dubbio sull’emozione più grande per Furio Focolari, cioè il Mondiale a Sierra Nevada del 1996. «Era sesto dopo la prima manche e nella seconda aveva sciato così bene che Paolo De Chiesa mi disse ‘non lo batte nessuno’. Cominciammo a fare i gufi: uscirono Girardelli, Von Gruningen e altri. Il giorno dopo fece il bis». Infine storia divertente a Garmisch: «La gara è alle 10, Tomba parte per primo, ma nessuno sa dov’è. Alle 9.50 arriva, ma deve ancora prendere la seggiovia, provare gli sci e andare al cancelletto. Ha una faccia pallida, gli occhi arrossati. ‘Ma che hai fatto?’ gli dico. ‘Sono stato fino adesso con una ragazza’ risponde. Comincio la telecronaca così: ‘Non facciamoci troppe illusioni, purtroppo Alberto ha avuto disturbi intestinali’. Diede 1’’2 al secondo e feci brutta figura. La Gialappa’s si divertì a prendermi in giro»



FOCOLARI “MI HANNO FATTO COSE IMMONDE”

Furio Focolari ha affrontato di vari temi, ripercorrendo anche la sua carriera: «Fu vocazione. Ricordo l’odore del piombo quando mio padre mi portava nella tipografia del Tempo. Era un lavoro di bottega, in tanti a Roma l’hanno trasmesso ai figli. A 19 anni, presa la maturità classica e iscritto a giurisprudenza, rifiutai l’assunzione alla Bnl da 200mila lire al mese per il Corriere dello Sport di Ghirelli, dove ne guadagnavo 19mila. I tempi per il praticantato si dilatavano, per cui diventai professionista a 24 anni al Giornale d’Italia: quando nel 1976 chiuse e grazie al sindacato fummo assunti in Rai: c’era anche il mio compagno di scrivania Massimo De Luca. Io andai al Gr3».



Tante storie anche meno felici, proprio in casa Rai ma che ha un risvolto personale positivo visto il proseguo: «Ero diventato vice direttore vicario e avevo in mano la spedizione di Atlanta ’96. Mentre ero lì qualcuno covava alle mie spalle: mi hanno fatto cose immonde. Mi contestavano una fattura da 240 milioni in uscita per la sponsorizzazione dell’abbigliamento di tutta la spedizione all’Olimpiade. Ma ce n’era di conseguenza anche una in entrata del medesimo valore per la Rai, che cedeva i titoli di coda: era un’operazione a zero e comunque non avrei potuto firmare io quel contratto, non spettava a me. Non ho fatto nulla, ma non avevo partiti alle spalle e non fui difeso da nessuno. La batosta fu grande, per un mese non uscii di casa». Attualmente fa ancora fatica a parlarne, ma comunque ci tiene a «sottolineare che contro la Rai non ho mai detto nulla in tutti questi anni. Dopo la cacciata, mi arriva una telefonata del presidente tedesco della Puma, che mi chiede di fare dei contratti importanti per buttarsi nel calcio. Divento direttore delle relazioni esterne e dico: ‘Facciamo la Lazio di Cragnotti’. Vinciamo il campionato e nove coppe. Non solo: con la Puma prendiamo la Nazionale nel 2002 e vinciamo il Mondiale. Penso di essere un uomo fortunato, innanzitutto per la mia famiglia fantastica. Poi per l’incontro con Tomba e per il modo in cui sono risorto dalle ceneri dopo l’addio burrascoso alla Rai».