A Foggia la quarta mafia è più forte del Coronavirus. Nel servizio dell’inviato Gaetano Pecoraro si torna a parlare di bombe, pizzo e omicidi con le testimonianze di figli e parenti che hanno perso i propri cari in questa terribile guerra. Nonostante tutto, infatti, a Foggia la lotta alla quarta mafia continua. “Mio padre si chiamava Nicola Ciuffreda era un imprenditore edile ed è stato ucciso perché non aveva accettato di pagare il pizzo” racconta il figlio a cui segue la testimonianza della moglie di Giovanni Panuzio, un altro imprenditore della zona che non ha pagato il pizzo pagando con la sua stessa vita. Poi è la volta del figlio di Francesco Marcone che ricorda una delle frasi simbolo del padre: “lo Stato Siamo noi qualunque cosa tu fai la devi fare nell’interesse di uno Stato”. (aggiornamento di Emanuele Ambrosio)



A Foggia la “quarta mafia” tra bombe, pizzo e omicidi

Le Iene tornano ad occuparsi del dramma di Foggia, una città che deve fare i conti con la “quarta mafia“, organizzazione che, per utilizzare le parole pronunciate qualche tempo fa dal procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Federico Cafiero de Raho, ha “aperto una vera e propria sfida allo Stato”. La “società foggiana”, com’è anche noto il gruppo di stampo mafioso, in questi ultimi mesi si è resa protagonista di una serie di atti che la dicono lunga sulla sua pericolosa: il primo omicidio del 2020 è avvenuto a Foggia; e lo stesso si può dire della prima bomba contro un esercizio commerciale. A Foggia, insomma, sembra essere in corso una vera e propria guerra. Come si evince dall’inchiesta di Gaetano Pecoraro de Le Iene, il lockdown da coronavirus non ha fatto altro che peggiorare la situazione in città…



FOGGIA, LA “QUARTA MAFIA” PIU’ FORTE DEL CORONAVIRUS

E’ ancora il vivo il ricordo delle evasioni di massa dal carcere di Foggia durante il coronavirus, con i detenuti in rivolta per la paura del contagio. La “quarta mafia”, però, ha continuato a colpire anche all’esterno. Come? Secondo Le Iene attraverso roghi a stabilimenti di ditte ortofrutticole, una bomba sotto l’auto di un’imprenditrice e numerose rapine ai negozi appena riaperti dopo il lockdown. Uno dei business più importanti per la società foggiana resta in ogni caso quello dell’estorsione. Diversi imprenditori hanno rifiutato di pagare il pizzo alle cosche, ma alcuni di loro c’hanno rimesso addirittura la vita. L’inviato della trasmissione Mediaset ha deciso di incontrare coloro che hanno deciso di non cedere alle pressioni della mafia foggiana, nonostante la paura, giustificata dalla sensazione di vivere in un perenne stato di guerra, lo stesso in cui è sprofondata un’intera città.

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