Non si placa la polemica sulle foibe dopo che il professore Tomaso Montanari ha sostanzialmente definito la commemorazione del Giorno del Ricordo un «clamoroso successo di una falsificazione storica»: al rettore dell’Università degli Stranieri di Siena hanno reagito in molti in questi giorni, trovando poi la contro-replica dello stesso docente che ha chiarito non intendesse bollare di falso storico la tragedia delle foibe dopo la Seconda Guerra Mondiale nell’Italia del Nord-est, bensì attaccare l’istituzione del “Giorno del Ricordo” in quanto frutto di una visione neo-fascista nel creare un pari corrispettivo alla Giornata della Memoria contro lo Shoah.
Ebbene, come ultimo tassello di un vasto puzzle dai fortissimi sapori ideologici, interviene lo storico e vera “star dei podcast” Alessandro Barbero con un editoriale sul “Fatto Quotidiano” dai toni tutt’altro che sommessi: «i partigiani titini stavano dalla parte giusta e i loro avversari, per quanto in buona fede, stavano dalla parte sbagliata», sottolinea il docente parlando delle vittime assassinate in massa dentro i cunicoli carsici. Un eccidio etnico contro la “razza italiana” compiuto dal regime comunista di Tito non viene smentito né da Montanari né da Barbero, ma viene però “minimizzato” facendo passare dalla parte giusta della storia chi ha ucciso migliaia di persone.
LA REALTÀ CANCELLATA DALLA SINISTRA
Un po’ come a dire che Stalin “era buono” perché ha combattuto contro Hitler: su questa linea di critica scrive oggi Renato Farina su “Libero Quotidiano”, prendendosela con le lodi e gli incensamenti che l’opinione pubblica riconosce in Alessandro Barbero e nel suo modo di raccontare la storia (realmente affascinante, glielo dobbiamo al prof.). Ecco la dura reprimenda fatta dall’ex parlamentare: «Barbero, come Montanari, ammette, e come potrebbe sbianchettare le fotografie e le testimonianze di viventi sulla strage. Ma assolve chi l’ha decisa e perpetrata in nome di una visione superiore della storia. Gli uomini contano come formichine. Onorare le formichine schiacciate dai comunisti titini significa apologia di nazifascismo». Farina cita direttamente un monumento contro l’ideologia (di destra come di sinistra) quale Aleksandr Solzenicyn nel suo capolavoro rimasto alla storia, Arcipelago Gulag: «Il concetto di colpevolezza, vecchio concetto borghese, va sradicato. Esiste un unico metodo di valutazione, il punto di vista della convenienza di classe», ovvero quello del Partito comunista. Ecco che non possiamo che dirci concordi con Farina quando parla della “parte giusta” della storia che rimane una e una soltanto, quella delle vittime: «Non può essere una “parte giusta” – come sostiene Barbero – quella di chi voleva instaurare un regime totalitario pianificando l’eliminazione di chi per nazionalità o posizione sociale avrebbe potuto frenarne il successo».