Sono trascorsi poco meno di ottant’anni dal dramma delle foibe, i massacri perpretati ai danni di militari e civili italiani autoctoni della Venezia Giulia, del Quarnaro e della Dalmazia da parte dei partigiani jugoslavi e dell’OZNA, ma il dibattito resta accesissimo. Le parole del rettore dell’UniSiena per gli Stranieri Tomaso Montanari degli scorsi giorni hanno acceso un vibrante dibattito, ravvivato dalle considerazioni dello storico Alessandro Barbero. Nettissimo, invece, il giudizio di Marcello Veneziani sulle pagine de La Verità…



“Le foibe sono l’orrore italiano del comunismo”, l’affondo di Veneziani. Il giornalista si è scagliato contro i ‘negazionisti’ dei massacri, citando dati incontrovertibili per stroncare le ipotesi più disparate: altro che 5 mila vittime, il conto attendibile oscilla tra i 12 mila e i 15 mila trucidati. Ma non è tutto, anzi: la cosa peggiore è un’altra…



FOIBE, L’AFFONDO DI VENEZIANI

Nel corso del suo intervento, Veneziani ha spiegato che la cosa peggiore è la destoricizzazione della tragedia delle foibe, rimarcando che queste rappresentano il capitolo ‘italian’ del libro nero del comunismo a livello planetario. “Il movente ideologico e politico delle foibe è lo stesso del comunismo mondiale: la stessa guerra etnica contro gli italiani va inserita nella lotta di classe e nella lotta politica per imporre la società comunista”, ha proseguito il giornalista su La Verità, sottolineando che, a differenza del nazismo, il comunismo è nato prima, è sopravvissuto di vari decenni alla sua morte e ancora resiste pur tramutato. E ancora: “Il comunismo è l’unico regime totalitario che ha dovuto circondarsi del filo spinato e dei muri per impedire che la gente fuggisse dalle proprie patrie infestate. E il numero delle vittime del comunismo è di gran lunga il maggiore nella storia dell’umanità, ammonta a svariate decine di milioni”.

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