Piero e Anna (i protagonisti del film Follemente) sono al loro primo appuntamento. Lui separato, con una figlia. Lei sola e quasi contenta di esserlo. Si trovano, una sera come le altre, a casa di lei. Un luogo equivoco per un primo appuntamento, ma, che dire, a lei piace stare a casa. Fiori e gelato nelle mani, lui. Luci soffuse, porta aperta e scelta del vestito incerta fino all’ultimo, lei. Che il teatro della conoscenza abbia inizio!
Ebbene sì. Sembra proprio che Genovese abbia azzeccato un altro film. Dopo Perfetti sconosciuti, successo strapopolare in Italia e nel mondo (è stato rifatto, con attori locali, in Spagna, Turchia, Corea del Sud, Francia, Polonia, Libano, Egitto, Emirati Arabi Uniti), dopo la serie “Call my agent” e qualche film più o meno trascurabile, arriva Follemente.
Un’altra idea semplice ma geniale, che affonda la sua anima nella vita di chiunque. Questa volta non sembra tutta farina del suo sacco. Il modello, immediatamente “familiare”, è il cartoon Pixar Inside Out. A muovere i fili dell’incontro, a ispirare frasi dolci e scombinate, a rovinare momenti romantici, ad accendere la passione e tanto altro sono i mille pensieri che abitano la nostra testa.
Nel salotto mentale di lei (Maria Pilar Fogliati), in carne e ossa, ci sono Emanuela Fanelli, Maria Chiara Giannetta, Claudia Pandolfi, Vittoria Puccini. Sono Trilli, Scheggia, Alfa e Giulietta. Nel salotto mentale di lui (Edoardo Leo), Marco Giallini, Maurizio Lastrico, Rocco Papaleo e Claudio Santamaria: il professore, Romeo, Valium ed Eros.
Sono gli attori che danno vita al flusso di pensieri che accompagna la mente di Piero e Lara, e quella di ognuno di noi. Sono i tanti noi stessi che prendono di volta in volta il sopravvento, trasformandosi in comportamenti. Siamo (e lo siamo tutti, chi più chi meno) istinto e ragione, paura e coraggio, ansia e tranquillità, amore e passione, speranza e cinismo, forza e debolezza.
Siamo una complessa macchina imperfetta che assembla più personalità, più slanci, più identità a volte contrapposte, e restituisce (agli altri che ci vedono da fuori) un essere umano definito e ridefinito nel tempo, nello spazio e nell’incontro. In questo lavoro di “costruzione”, l’amore, il desiderio o la semplice attrazione, mettono in moto un vortice di possibilità che si presenta in poche altre situazioni nella vita.
Ed ecco che Genovese offre il meglio nella commedia degli imbarazzi, delle frasi fatte e delle esperienze universali. Nello scambio imprevedibile dei molti noi che si fronteggiano nella nostra mente, ogni volta, prima di uscire nel mondo.
Come il Genovese di Perfetti sconosciuti, il regista in Follemente mostra una acuta sensibilità nell’individuare le esperienze mentali e reali più universali. Quelle che funzionano al meglio, nelle due ore scarse di piacevole teatro, perché succedono, davvero, nella vita di tutti i giorni.
Quelle esperienze, quei dubbi, quegli imbarazzi, quegli istinti, quelle frasi mancate, quelle frasi che non avremmo voluto dire e tutto quello che accompagna il copione di un primo appuntamento.
In Follemente la speranza di un amore inizia e finisce mille volte, nella stessa serata, nelle mani di un affiatato manipolo di attori e attrici che si muove con spontaneità altalenante, ma sempre di grande efficacia.
Il pubblico, il grande e numeroso pubblico che arriverà, ride. Good job!
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