La Procura generale della Cassazione ha confermato a Firenze la titolarità dell’inchiesta sulla Fondazione Open, il Tribunale del Riesame ha rigettato di nuovo il ricorso di Marco Carrai contro il sequestro dei suoi documenti. Le due decisioni, arrivate nello stesso momento, avvallano il lavoro dei magistrati di Firenze, nello specifico l’impianto investigativo dei pm Luca Turco e Antonino Nastasi, impegnati nell’indagine sul ruolo dell’ex cassaforte fiorentina nella scalata al potere di Matteo Renzi. Quest’ultimo e Maria Elena Boschi, indagati entrambi per finanziamento illecito ai partiti, avevano presentato attraverso i loro legali un’istanza di incompetenza territoriale della Procura di Firenze chiedendo di trasferire gli atti a Roma o, in subordine, alle procure di Velletri e Pistoia, in quanto il primo versamento è della British American Tobacco, che ha sede legale a Roma, mentre la Promidis è a Pomezia, località sotto la giurisdizione del Tribunale di Velletri. Ma per la difesa la competenza territoriale andava individuata nella Capitale in quanto sede del Pd, o a Pistoia dove è stata costituita la Fondazione nel 2012. Il Pg della Cassazione, come riferito dall’AdnKronos, invece ha deciso che non deve esserci alcuno spostamento dell’inchiesta.



FONDAZIONE OPEN: CONFERMATO IMPIANTO MAGISTRATI

La Procura di Firenze, dunque, può andare avanti nell’indagine sulla Fondazione Open. Un “assist” arriva dal Tribunale del Riesame, a cui la Cassazione aveva chiesto di rivedere il via libera al sequestro del pc e dei documenti di Marco Carrai visto che avevano accolto il ricorso. Ma secondo la Repubblica Firenze, il Tribunale del Riesame ha ribadito che il sequestro all’imprenditore è lecito. Peraltro, i giudici osservano che «l’attività svolta in concreto dalla Fondazione Open, lo scopo effettivamente perseguito, la raccolta fondi il rapporto con il raggruppamento renziano del Pd, il finanziamento delle iniziative politiche di Matteo Renzi e di altri parlamentari, inducono fondatamente a ritenere che essa abbia agito come articolazione di partito e non abbia mai avuto una diversa operatività». Negli ultimi mesi comunque la Procura di Firenze ha formato un’altra ipotesi di reato, oltre a quella di finanziamento illecito ai partiti. Si parla di presunti episodi di corruzione, reato che però non viene contestato né a Matteo Renzi né a Maria Elena Boschi. La notizia di questa nuova ipotesi di reato, spiega il Fatto Quotidiano, era contenuta nelle motivazioni della Procura di Firenze per il rigetto della richiesta di trasferimento della titolarità delle indagini dal capoluogo toscano. Non sono al momento note le identità dei presunti corrotti e corruttori.

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