Pubblichiamo un ampio stralcio dell’intervento del presidente di Fondazione Cariverona, Alessandro Mazzucco, al convegno “Istituzioni e Fondazioni insieme nel contrasto alla povertà educativa minorile in Veneto”, svoltosi sotto gli auspici dell’Acri.

Come in tutta la realtà del sistema pubblico italiano, anche nella scuola deve essere reintrodotto il valore del merito individuale che è stato sostanzialmente nascosto – principalmente per ragioni di mera demagogia – delle quali si pagano poi gli effetti nel mondo del lavoro. Ne conosco per esperienza personale i risultati nell’ambito professionale che ho praticato, quello della sanità. Tempo fa mi fu chiesto cosa pensavo dell’impatto dei professionisti di mediocre qualità: risposi che non devono esistere. Ciò comporta di prendere coscienza che, con modalità evidentemente diversificate, l’istruzione nasce con la funzione di erogazione di un sapere di qualità per formare professionisti di qualità.



L’offerta di conoscenza è inizialmente rivolto a tutti per costruire quel patrimonio di saperi fondamentali estesi a tutta la cittadinanza. In seguito – nel progredire del percorso di studi, principalmente dopo che sono state esercitate delle scelte personali di indirizzo – la valutazione dell’apprendimento e l’individuazione della qualità o della incapacità individuale pongono un tema di responsabilità molto seria sugli insegnanti. Diventa dirimente esprimere un giudizio sulla capacità, sulla maturità e sull’orientamento di ciascuno. Così come non si possono concepire medici mediocri, altrettanto è vero per i legali, per i tecnologi, non da ultimo: per gli insegnanti. E l’attenzione alla qualità degli insegnanti è fondamentale per le aspettative del mondo educativo e non può essere soggetta a nessun tipo di rivendicazione di categoria.



Il tema della qualità professionale è centrale nel dibattito corrente sull’abolizione degli esami di abilitazione e il recupero della laurea abilitante.  E’ un’ipotesi di lavoro – quella collocata da Mario Draghi nel contesto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza- che mi trova interamente d’accordo.Tranne che per alcuni ambiti professionali – quali ad esempio avvocatura – l’esame di stato è inutile e mantiene una valenza puramente formale. La responsabilità dei docenti è riposta nella dedizione al proprio incarico, nella consapevolezza di garantire tutte le proprie risorse nella formazione, stimolando la partecipazione attiva, valutando gli orientamenti e le predisposizioni individuali, nell’assistere nelle scelte ma anche assumersi la responsabilità  del giudizio di merito.



Resto personalmente convinto che il mondo della education, così come quello della sanità e di molte altre attività, abbiano sempre meno a che spartire con la Pubblica Amministrazione :certamente non nei termini esclusivi e tassativi che invece ancora connotano primari settori dell’economia e figure professionali centrali. Di equivoci drammatici siamo stati increduli testimoni anche nel corso della epidemia in corso, quando abbiamo dovuto assistere a interventi della magistratura amministrativa su decisioni assunte dalle autorità sanitarie regionali.

L’epidemia in corso ha colpito duramente anche il mondo della formazione, ponendo in evidenza molte vulnerabilità: soprattutto a danno degli utenti più fragili, ai quali l’Acri e le Fondazioni hanno rivolto un’attenzione speciale attraverso un fondo di contrasto alla povertà educativa minorile. E’ un tentativo/contributo – fra altri – orientato a rendere meno burocratico e più aperto alla società civile un governo ancora quasi esclusivamente pubblicistico del sistema scolastico nazionale. Questo è esattamente l’opposto di una gestione quale ho avuto modo di vivere soggiornando in paesi di tradizione anglosassone, figlia di una tradizione liberale, che sola sarebbe capace di valorizzare le capacità individuale   e di orientare l’impegno di studenti e maestri verso l’obiettivo fondamentale: quello di essere pronti ad affrontare le nuove sfide.  Che a Fondazione Cariverona abbiamo ben chiare, tanto da averle inserite nel nostro piano triennale di attività. Questo ha come grandi linee strategiche:  la tutela del clima, dell’ambiente e delle risorse naturali l’investimento sul capitale umano e nella stretta integrazione del percorso di studi con le attività di impresa; la creazione di una cultura del sociale organizzata al fine di generare delle imprese sociali con finalità e ambiti di azione mirate e sostenibili. 

Dobbiamo conoscere il passato per pensare il futuro.