“Il percorso normativo che ha definito il ruolo e la missione delle Fondazioni è stato avviato con la legge Amato e poi precisato con la legge Ciampi del ’98, successivamente con le sentenze 300 e 301 della Corte costituzionale del 2003 e infine con il protocollo Acri-Mef del 2015. Quest’ultimo è stato un passaggio storico che ha portato alla revisione degli statuti: in tema di diversificazione degli investimenti, trasparenza e governance è stata un’autoriforma su cui il ministero si è espresso molto positivamente. Da quel protocollo sono passati soltanto 5 anni, non ritengo siano necessari altri tagliandi”. Lo ha detto Francesco Profumo, presidente dell’Acri e della Compagnia San Paolo, in una intervista al Corriere della Sera.
Sulle soglie di una ripresa autunnale che si annuncia difficile per l’intero sistema-Paese sia sul versante economico che su quello sociale, il leader delle Fondazioni italiane di origine bancaria ha voluto dichiarare che il sistema-Acri è pronto per sostenere tutti gli sforzi sui sentieri di “sostenibilità e crescita”. In particolare, Profumo ha ribadito “piena fiducia nei vertici della Cassa Depositi e Prestiti”. Una cinquantina di Fondazioni detiene il 16% circa della Cdp, governandola assieme al Tesoro. “Il piano industriale 2019-21 – ha sottolineato il presidente Acri – configura la Cassa come un driver di innovazione e sostenibilità, capace di coniugare il suo compito tradizionale di finanziatore degli enti locali diventando partner strategico di crescita del Paese. Ma è un soggetto privato partecipato dalle Fondazioni in modo convinto dal 2003 e resta prioritaria la tutela dei 27 milioni di italiani che hanno affidato i loro risparmi a Cdp: deve essere dunque garantita la redditività di suoi impieghi. Su questo abbiamo piena fiducia nel management e l’ottimo lavoro svolto in questi anni ci soddisfa”.
Profumo ha sollecitato l’Azienda-Italia a rispondere al meglio alle risorse “eccezionali” messe in campo con l’operazione Recovery Fund. Va sostenuto in particolare “il tema educativo, nella declinazione di un nuovo modello declinabile su tre pilastri: green deal, trasformazione digitale e resilienza” . Il presidente dell’Acri ha assicurato che le Fondazioni faranno di tutto per mantenere il più possibile inalterato il livello delle erogazioni, moltiplicando la capacità d’impatto sui territori, anche in un anno di taglio dei dividendi bancari imposto dalle autorità creditizie. Su questo piano, in ogni caso, l’Acri “sta ragionando con il Mef su una complessiva revisione della tassazione delle Fondazioni, quintuplicata dai 100 milioni del 2011 ai 480 milioni del 2019”.