I gruppi energetici italiani controllati dal Governo, come Eni, Enel, Snam e Terna, dovrebbero beneficiare di un trasferimento parziale di fondi dell’Unione Europea nell’ambito del REPowerEU, il Piano europeo per l’energia che ha l’obiettivo di assicurare la diversificazione delle forniture e accelerare la transizione verso le fonti rinnovabili. Ad annunciarlo è stato l’agenzia di rating del credito DBRS.



In un rapporto che analizza le sfide dell’Italia a spendere 191,5 miliardi di euro di fondi post-COVID dell’Ue entro il 2026, DBRS ha osservato che il Governo italiano stava cercando di trasferire parte di quei soldi al REPowerEU. “Riteniamo che questo trasferimento insieme a un’ulteriore estensione della scadenza, in caso di successo, porterebbe a più investimenti che fluiranno verso società italiane in cui lo Stato ha una partecipazione significativa, come Eni, Enel, Snam e Terna, e consentirebbe un ciclo di investimento più rapido ed efficiente”, ha scritto l’agenzia. I fondi ricevuti finora sarebbero ridotti: 1 miliardo di euro a Terna e 3,5 miliardi di euro a Enel. Le somme potrebbero tuttavia presto crescere.



Fondi green UE a gruppi energetici italiani: il piano di Giorgia Meloni

L’obiettivo dell’Italia come sottolineato da Euractiv è quello di utilizzare i fondi provenienti dall’Unione Europea nell’ambito del cosiddetto piano REPowerEU per rendersi completamente autonomi dal gas russo e trasformare il Paese in un hub energetico che possa essere utile per tutto il blocco. A dirlo nei mesi scorsi è stata la Premier Giorgia Meloni. La volontà è comune anche con i vertici dell’alleanza, che hanno messo a disposizione circa 300 miliardi di euro.

Il nostro Paese spera di potere attingere da questo fondo almeno 6 miliardi di euro e, previa approvazione di Bruxelles, aggiungerà a questi ultimi 3 miliardi di euro da fondi nazionali e una cifra ancora da annunciare dalla sua quota del programma post-COVID. La Commissione europea da parte sua sta ancora valutando la richiesta dell’Italia di sbloccare i finanziamenti, ma è probabile che una parte di essi possa andare ai gruppi energetici come Eni, Enel, Snam e Terna.