Il Premier Conte riferirà in merito alla vicenda dei presunti fondi della Russia alla Lega e della presenza di Savoini alle cene con Putin durante l’ultima visita in Italia, con un intervento in Aula il prossimo 24 luglio. L’annuncio arriva dal presidente dei Senatori Pd, Andrea Marcucci, al termine della conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama: «La nostra richiesta è stata accolta. Bisogna raccontare la verità al Paese», spiega il senatore dem, anche se per il segretario Zingaretti il vero “obiettivo” al momento non vuole rispondere «Ringraziamo il presidente Roberto Fico che stamattina ha reiterato la richiesta affinché il ministro Salvini venga alla Camera a riferire». Per Delrio inoltre «è inaccettabile che Salvini nemmeno si degni di rispondere. Fico ci ha garantito che l’azione di pressione sul ministro dell’Interno continua proprio perché è un obbligo vero che ha di riferire in Parlamento». Il caso Russiagate viene di nuovo affrontato stamattina anche dal diretto interessato, ovvero il Ministro dell’Interno che ribadisce quanto detto ieri: «risponderò nei Question Time, ma di cosa devo riferire? Di fantasie?». Nel frattempo, sul fronte inchieste, in un messaggio WhatsApp inviato all’Agenzia Ansa si è fatto avanti anche il terzo uomo italiano presente nell’incontro all’hotel Metropol di Mosca il 18 ottobre 2018: «ho partecipato all’incontro all’hotel Metropol di Mosca il 18 ottobre 2018 in qualità di consulente esperto bancario che da anni collabora con l’avvocato Gianluca Meranda. Lo scopo dell’incontro era prettamente professionale e si è svolto nel rispetto dei canoni della deontologia commerciale». Firmato, Francesco Vannucci che spiega di essere finito anche lui nell’audio contro i presunti fondi alla Lega: la sua identità e l’autenticità del messaggio di quest’ultimo sono state confermata dall’avvocato Gianluca Meranda, di cui lo stesso Vannucci dice di essere «collaboratore», e che l’Ansa ha già ascoltato nei giorni scorsi.



RUSSIA “MAI DATO SOLDI A PARTITI ITALIANI”

Dopo diversi giorni di “silenzi” dal Cremlino, arrivano finalmente le prime ufficiali parole in merito al presunto scandalo Russiagate: secondo il portavoce di Vladimir Putin, Dmitri Peskov, «il Governo russo non ha mai garantito alcun sostegno finanziario a partiti o politici italiani». La nota assai schietta arriva il giorno dopo l’interrogatorio di Savoini e nello stesso giorno in cui il Ministro Salvini ha deciso di scendere in Parlamento (nei prossimi giorni, dovrà ancora essere calendarizzato) per dare la propria versione dei fatti: in merito ad una possibile cooperazione tra Russia e Italia nelle indagini della Procura di Milano, ancora il portavoce del Cremlino specifica «C’è una base giuridica per la collaborazione, che può essere attivata in qualsiasi momento su richiesta delle parti». Nel frattempo, nuova “punzecchiatura” contro il segretario della Lega arriva dal suo collega vicepremier Luigi Di Maio: «Chi vuole incontrare i sindacati lo può fare, quello che mi dà noia è che lo si faccia per sviare da una questione molto più grande che è quella di un vicepremier che secondo me deve andare a riferire in Parlamento sulla questione Russia». Nel frattempo il Copasir – organo di controllo e garanzia dell’intelligence italiana, ha aperto un dossier sul caso Savoini: nei prossimi giorni ci sarà anche l’audizione dell’Aise (servizio di spionaggio all’estero) e dell’Aisi, il controspionaggio, sempre nel merito del presunto “Russiagate”.



SALVINI ‘CEDE’: “ANDRÒ IN PARLAMENTO A CHIARIRE”

Alla fine il Ministro dell’Interno “cede” alla pressione del Governo e andrà a riferire in Parlamento durante un Question Time la vicenda dei presunti soldi dati dal Cremlino alla Lega. «Conosco Gianluca Savoini da 25 anni, dai tempi dell’università Statale di Milano. L’ho sempre ritenuto persona corretta e, fino a prova contraria, continuerò a ritenerlo persona corretta»; a domanda po precisa dei cronisti assiepati al suo arrivo a Genova, Salvini rilancia «C’è un forte legame culturale e niente di più. Certo che andrò in Parlamento, è il mio lavoro. Ci vado bisettimanalmente e per il question time a quello che mi chiedono io rispondo, rispondo sulle cose più varie ed eventuali, a ogni scibile umano, quello che mi chiedono io rispondo, partendo dal presupposto che mi sembra da 10 giorni qualcuno parli del nulla però ognuno occupa il suo tempo come vuole». Dopo il pressing del Pd, Delrio si dice soddisfatto della scelta di Salvini anche se lo avverte «ha capito che non può scappare dal Parlamento. Bene. Dovrà chiarire le sue responsabilità e non pensi di cavarsela in due minuti al Question time». Nel frattempo sempre Salvini e sempre da Genova rilancia attaccando i suoi detrattori: «Mi sembra siano dieci giorni che qualcuno parla del nulla, ognuno occupa il suo tempo come vuole. Hanno assoldato pure James Bond per trovare questi soldi. Sono attaccato da chi governa con me, la mia pazienza non è infinita». Sul fronte delle indagini, emerge un retroscena raccontato oggi da Micalessin (qui l’approfondimento) sul Giornale che prova a mettere in correlazione le informazioni di L’Espresso e Buzzfeed con la possibilità di una “regia occulta” dietro l’inchiesta del Russiagate.



DI MAIO “SALVINI VADA IN AULA”

«Quando sarà depositato il fascicolo del pubblico ministero e avremo modo di studiare le carte renderemo interrogatorio», ha spiegato ancora l’avvocato di Gianluca Savoini dopo il “no comment” lasciato ieri in Procura a Milano in merito al presunto “scandalo” Russiagate. Nel frattempo però la bagarre politica non si placa, con il vicepremier Luigi Di Maio che torna ancora una volta sulla vicenda “Moscopoli” e rintuzza il suo partner di Governo «Secondo me deve andare a riferire in Parlamento sulla questione Russia. Sono sicuro che ci andrà e così ci darà anche modo come maggioranza di difenderlo. Soprattutto se si ritiene di essere strumentalizzati, ben venga un chiarimento in Parlamento perché parlare davanti al Parlamento è l’occasione per chiarire non ai parlamentari ma agli italiani. Quando il Parlamento chiama è giusto che un ministro, un premier, un vicepremier, un sottosegretario risponda». Al leader M5s replica lo stesso Salvini che ribadisce come in Aula per “parlare di cene” non ha nessuna intenzione di discuterne; nel frattempo, il procuratore di Milano Francesco Greco ha specificato davanti alle domande pressanti dei cronisti fuori dal Tribunale «non c’è necessità di ascoltare il segretario della Lega Matteo Salvini, assolutamente no» anche se ha poi spiegato come le indagini sul presunto accordo petrolifero «con la promessa di un finanziamento da 65 milioni di euro a favore della Lega saranno lunghe, laboriose, complesse e internazionali».

SAVOINI “ECCO PERCHÈ NON HO RISPOSTO AI PM”

Gianluca Savoini ieri non ha risposto ai pm di Milano nel merito dell’inchiesta sui presunti fondi dalla Russia verso le casse della Lega durante le ultime campagne elettorali: eppure il Presidente di Lombardia-Russia – vicino al Carroccio e protagonista di quel “meeting” segreto all’Hotel Metropol di Mosca secondo l’accusa “per conto di Salvini” – qualcosa da dire ce l’ha. Stamattina tramite il suo avvocato Lara Pellegrini (raggiunta dall’Adnkronos), lo stesso ex portavoce del Ministro dell’Interno ha spiegato «mi sono avvalso della facoltà di non rispondere, si tratta di una scelta puramente tecnica». Davanti ai pm Spadaro e Ruta, Savoini non ha parlato in attesa di avere indicazioni più precise e concrete sull’inchiesta in merito: «Considerato che ad oggi siamo di fronte ad un’inchiesta giornalistica trasferita in sede penale, preferiamo aspettare il deposito degli atti da parte della Procura per confrontarci su una base concreta» ha concluso l’avvocato Pellegrini. Ieri sera in un’intervista tv Salvini, incalzato sui rapporti con Savoini e D’Amico, li ha sostanzialmente difesi «Io conosco brave persone. Fino a prova contraria, almeno che non si dimostri che qualcuno ha fatto qualcosa fuori posto, io ho fiducia nelle persone. Se c’è uno stato di diritto liberale e democratico, si è innocenti a meno che non si venga dimostrati colpevoli».

FONDI DALLA RUSSIA: M5S-PD VS SALVINI

Nel frattempo, il gran “bailamme” politico si accompagna all’inchiesta della Procura di Milano (che intanto ha già convocato l’avvocato Meranda, anche lui presente al meeting di Mosca, ndr) e vede la Lega inevitabilmente al centro della polemica. Dopo lo scambio-scontro di ieri tra Conte e Salvini – per motivi non solo legati all’inchiesta dei fondi russi alla Lega ma anche per la Manovra e il tavolo con le parti sociali al Viminale – e dopo la richiesta di Di Maio di andare in Parlamento a chiarire tutta la vicenda, il vicepremier della Lega ha replicato «Non è per mancanza di rispetto verso il Parlamento. È che se pure andassi a riferire al Senato non avrei proprio niente da dire. Di cosa dovrei parlare in Aula, di cene?». Ieri sera inoltre Di Battista, quasi nel silenzio generale del M5s in merito al presunto scandalo di “Moscopoli” (o Russiagate i nomi si sprecano), ha attaccato Salvini definendolo bugiardo: «Salvini il bugiardo è impegnato a mentire, la sua difesa sul caso Russia-Savoini è ridicola». La situazione è complessa affianco del M5s, paradossalmente, si ritrova il Pd di Zingaretti che chiede immediati chiarimenti in Parlamento del Ministro dell’Interno: «Sia chiaro che non gli daremo tregua, finché non verrà in aula. a Procura e non la politica dovrà accertare la verità. Ma intanto il leader leghista sta raccontando solo bugie». Stamattina, il Ministro Barbara Lezzi ha affondato il colpo durante un’intervista ad Agorà Estate esprimendo la volontà del M5s di voler far chiarire in Aula la posizione del leader leghista: «E’ chiaro che  c’è la magistratura che sta approfondendo ma quando ci si sente dire “no Savoini era un turista per caso che è arrivato lì alla cena con il premier e con Putin” è chiaro che gli italiani si sentono presi in giro e bisogna chiarire per trasparenza. […] Non si può dire di non conoscere una persona che invece ha accompagnato la Lega in diversi percorsi, poi ci possono essere le giustificazioni legittime e sacrosante. A maggior ragione bisogna andare a riferire in Parlamento».