Paolo Gentiloni, commissario europeo per gli affari economici, ha dichiarato direttamente dal Forum espositivo dei beni confiscati istituito alla stazione marittima di Napoli, che è possibile ad oggi fare il salto di qualità grazie all’ impiego di fondi per la valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Infatti il PNRR prevede ben 300 milioni di euro per questo fine.



I fondi stanziati per la riqualificazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata, rientrano all’interno del progetto dedicato agli interventi speciali per la coesione territoriale già inserita in un rapporto dell’ISTAT.
Ma si tratta soltanto di una parte dei fondi da cui attingere, infatti si prevede l’attribuzione anche dei fondi europei per lo sviluppo regionale e del fondo sociale europeo, a cui l’Italia ha attinto già in passato per questo genere di iniziative.



Gentiloni aggiunto nel suo video messaggio che “se confrontiamo questa cifra con i 56 milioni di euro che il programma operativo nazionale legalità 2014 – 2020, destinava al recupero dei beni confiscati, abbiamo una misura di salto qualitativo che l’Italia può fare in questo campo, grazie fondi molto più cospicui Messi in campo dal PNRR“.

Ancora una volta la sfida per l’Italia sarà quella di riuscire a dimostrare se e come si è in grado di spendere queste risorse rispettando anche i tempi previsti. Queste fini -conclude- “occorre che la macchina amministrativa faccia un salto di qualità”.



L’Istat ha rilasciato per la Banca alcuni dati indicatori territoriali per le politiche di sviluppo, si tratta di un indicatore in percentuale calcolato a livello regionale relativo ai beni immobili trasferiti al patrimonio dello stato o degli enti territoriali entro due anni dalla confisca, sul totale dei beni immobili trasferiti al patrimonio dello stato o degli enti territoriali nell’anno. Si apprende dal rapporto pubblicato infatti, che “i dati rilasciati sono relativi al 2015, sulla base dei dati provvisori forniti da Anbsc: si va dal valore minimo del 20 per cento per Toscana e Liguria al valore massimo del 79,3 per cento del Piemonte. Ma nel processo di destinazione convergono, da un lato, la gestione da parte di Anbsc e, dall’altro, le proposte di riutilizzo da parte degli enti locali, si tratta quindi di una misura di difficile interpretazione“.