A Parigi, nell’ex sede della Borsa, si terrà il 22 e 23 giugno il Summit per un nuovo patto finanziario globale, voluto da Emmanuel Macron. Lo scopo è quello di aiutare i Paesi in via di sviluppo. “Vogliamo creare uno shock finanziario, in modo che nessun Paese sia costretto a scegliere tra investire per il clima e la natura e lottare contro la povertà. Vogliamo una crescita verde ed equa”, ha spiegato l’Eliseo. Il vertice riunirà capi di stato, rappresentanti di ONG e organizzazioni internazionali. Ma anche gestori di grandi fondi di investimento privati, che non godono in Francia di una buona reputazione, come sottolinea La Croix.



I fondi privati sono spesso descritti come poco impegnati per l’ambiente circostante e favorevoli alla redditività a breve termine. François Hollande, durante la sua campagna elettorale del 2012, disse: “Il mio vero avversario è il mondo della finanza”. Emmanuel Macron, invece, crede nella possibilità di portare i fondi privati ​​al livello che investano nei Paesi poveri. Le risorse finanziarie disponibili nel settore privato sono sproporzionate rispetto a quelle del pubblico e affinché il piano del presidente funzioni, servirebbero anche quelle risorse, nonostante il molteplici ostacoli.



L’idea di Macron

Uno sforzo degli stessi Paesi in via di sviluppo, affinché escano da una logica di aiuto, per aprirsi a quella dell’investimento privato: è questo quello che chiederà Macron nel Summit per un nuovo patto finanziario globale. Gli investitori privati ​​chiedono trasparenza e coerenza. “C’è un potenziale in Africa per investimenti redditizi”, ha affermato un banchiere svizzero, che gestisce i fondi di famiglie benestanti. “Quello che manca è più leadership politica. Se l’Africa saprà unirsi per proporre un progetto, sarà più attraente. E poi, molti capitali potrebbero affluire in questo continente”. I grandi fondi temono l’instabilità politica, le variazioni del tasso delle valute locali e la complessità delle normative, spiega La Croix.



L’attuale rialzo dei tassi di interesse nei Paesi sviluppati non aiuta a superare i dubbi degli investitori privati. La Banca mondiale o l’Agenzia francese per lo sviluppo (AFD) dovrebbero fornire garanzie per istituire partenariati pubblico-privato (PPP): dispositivi che già esistono ma su scala piccola e che andrebbero semplificati. Un altro ostacolo è l’assenza di una definizione universale in termini di investimenti climatici. Ogni organizzazione o Paese si è sviluppato i propri standard. Infine, “Dovrebbero esserci regole più severe a livello di istituzioni finanziarie”, come spiegato da Patrick McCully. Non sarà però semplice “soddisfare tutte le esigenze di finanziamento dei Paesi svantaggiati senza ricorrere al denaro privato”.