La tanto attesa riforma del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese (pmi) italiane sembra essere vicina al traguardo, con una buona bozza firmata in questi giorni dal ministero delle Imprese e del Made in Italy. La riforma negli ultimi mesi è stata più volte oggetto di scontri e critiche, ma ora sembra che si sia arrivati ad un compromesso, almeno in parte delle novità che verranno introdotte probabilmente nel “decreto anticipo” o nel maxi-emendamento del Bilancio, in caso di ulteriori ritardi.
Massimo Bitonci, sottosegretario del ministero delle Imprese, ha parlato della riforma del Fondo di garanzia per le pmi sulle pagine del Sole 24 Ore, spiegando che “siamo in attesa di capire che cosa succederà con il Temporary framework sugli aiuti di Stato in scadenza a fine 2023, che come noto ha fin qui consentito livelli di copertura più generosi” rispetto a quelli che furono garantiti nel 2019. Sulla riforma del Fondo di garanzia per le pmi Bitonci ritiene che “dobbiamo farci trovare pronti per quando si rientrerà al regime ordinario”, pur sottolineando che “il governo spera in una proroga annuale” del Temporary framework.
Fondo di garanzia per le pmi: cosa cambia con la nuova riforma
Insomma, non sono ancora state definite tutte le novità che verranno incluse nella riforma del Fondo di garanzia per le pmi, ma alcune, anticipate da Bitonci, sono già state sottoscritte. La novità principale sarà la divisione dei livelli di copertura che saranno del 50% per il capitale di rischio, del 60% per la liquidità e dell’80% per gli investimenti, le operazioni a importo ridotto, le startup e il microcredito. Una soluzione, spiega Bitonci, “che serve a semplificare”.
Si punterà anche a mantenere intatta la soglia massima di importo garantito al beneficiario del Fondo di garanzia per le pmi, pari ora a 5 milioni di euro, ma che dipenderà dalle trattative con l’UE. Il livello massimo delle operazioni ridotte verrà, invece, aumentato a 80mila euro, rispetto ai 50mila attuali. L’accesso al Fondo, inoltre, sarà gratuito per le micro imprese, mentre le piccole dovranno pagare lo 0,5%, le medie l’1% e le small mid cap l’1,25% della soglia garantita. Quest’ultimo punto è la seconda importante novità del Fondo di garanzia, che per la prima volta aprirà anche alle small mid cap (imprese con un massimo di 499 dipendenti), ma con dei limiti differenti dalla pmi pari al 30% per la liquidità e al 40% per investimenti e startup.