Facciamo il punto sul  Fondo nuove competenze, conosciuto anche come Fnc, previsto dal Decreto Rilancio, una misura governativa che mira a migliorare la formazione dei lavoratori. Si tratta di un fondo cofinanziato dal Fondo sociale europeo e nasce con l’obiettivo di sostenere le aziende nella formazione dei dipendenti, per gestire al meglio i nuovi bisogni delle imprese nella delicata fase post pandemia.



Ebbene la legge di conversione del Decreto Milleproroghe  (Legge n. 14/2023) ha esteso per il 2023 l’operatività del Fnc. Sarà, quindi, possibile affidare alle associazioni sindacali più rappresentative sul piano nazionale la possibilità di sottoscrivere con le aziende contratti collettivi di rimodulazione dell’orario di lavoro secondo specifiche finalità formative e di qualificazione professionale.



Si tratta di un processo di adeguamento ai nuovi modelli produttivi vantaggioso sia per l’impresa che per i lavoratori: l’azienda risparmia sulle retribuzioni coperte dal Fondo; i lavoratori ricevono le retribuzioni senza alcuna decurtazione, l’orario di lavoro effettivo si riduce ed è sostituito, in parte, dall’attività formativa finanziata.

Il bando per l’annualità 2023 adottato dall’Anpal, ente gestore della misura, si incardina sulla proroga al prossimo 27 marzo della presentazione delle domande. Lo stesso termine vale anche per la stipula degli accordi collettivi di rimodulazione dell’orario di lavoro sapendo che è stato pubblicato un decreto di rifinanziamento del Fondo per un ammontare pari a 180 milioni di euro. Il nuovo termine è stato fissato considerando le tempistiche legate all’ammissibilità delle spese e ai tempi di realizzazione dei progetti. La somma di 180 milioni di euro proviene dai residui della precedente edizione del Fondo, dovuti a rinunce, minori rendicontazioni oppure da tagli in sede istruttoria e l’intera somma iniziale di un miliardo di euro, a disposizione di questa edizione del Fondo nuove competenze, è stata esaurita in sede di prenotazione con le domande finora presentate, ferme comunque restando le risultanze della fase istruttoria ancora in corso.



Gli accordi collettivi, inseriti nell’articolo 88, comma 1, del Decreto Rilancio dovrebbero stimolare così la contrattazione di secondo livello, quindi quella di prossimità, che comunque a oggi è ancora poco diffusa. Sopratutto quando si tratta di formazione e riqualificazione professionale. Tra le tante possibili ragioni (economiche, organizzative, culturali, ecc.) che frenano la diffusione di questa materia nella contrattazione, il Fondo nuove competenze interviene essenzialmente sull’aspetto economico, azzerando l’onere retributivo delle ore di formazione (che è generalmente in capo al datore di lavoro), in un periodo di difficile sostenibilità dei costi delle imprese.

L’auspicio, però, è che, nella gara di velocità per accedere al contributo economico, non si perdano di vista gli altri elementi necessari a un valido percorso di formazione: la rilevazione attenta dei fabbisogni, la validazione delle competenze iniziali e di quelle acquisite, il rapporto con i lavoratori e il dialogo proficuo con i loro rappresentanti prima e dopo la fase negoziale. Aspetti relazionali e processi la cui funzionalità richiede un impegno nel tempo e una costanza che sembrano distanti dalle tempistiche individuate dal legislatore, ma che la contrattazione collettiva, in diversi contesti, ha già dato prova di saper attivare e pazientemente coltivare.

Ripartire, dunque, dai lavoratori e dalle lavoratrici nei luoghi di lavoro, puntando molto, ancora una volta, sulla leva strategica della formazione per il trasferimento di conoscenze e l’incremento di nuove competenze, è fondamentale.Il disallineamento tra le competenze professionali e le richieste del mercato del lavoro, che ha origine nel sistema educativo e si dispiega in ambito lavorativo, ha sempre rappresentato una minaccia per la crescita della produttività nel nostro Paese. Attendiamo il monitoraggio dei risultati del Fondo per capire soprattutto in tempi in cui siamo perseguitati dall’innovazione tecnologica e digitale, potremo attestare un aumento della occupabilità soprattutto femminile che dovrebbe essere e rimanere un obiettivo da raggiungere.

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