Il caso Mes è un crescendo, ma nella direzione sbagliata. Altro che la telenovela su Conte e Tria e il mandato parlamentare non rispettato. “Volendo, il trattato del Fondo salva-Stati può essere smontato pezzo per pezzo in tutti paesi dell’eurozona” spiega al Sussidiario Alessandro Mangia, ordinario di diritto costituzionale alla Cattolica di Milano. Tutto dipende da una riserva costituzionale che in Germania è in vigore dal 2012 e che “pone un enorme problema di reciprocità tra Germania e altri Stati contraenti”.



Professore, togliamo subito ogni dubbio: lei è contrario al Mes o alla sua riforma?

Guardi, è difficile essere a favore o contrari. Prima bisognerebbe capire cos’è il Mes. E se si deve capire cos’è il Mes, ci si trova di fronte al caso dei tre ciechi e dell’elefante.

Cioè?

Un cieco trova la coda, un altro la proboscide, mentre il terzo trova la pancia. Finché non si parlano, non capiscono di trovarsi di fronte ad un elefante. Fuor di metafora, il Mes non può essere capito, perché è un ibrido.



Proviamoci lo stesso.

Ci vuole qualcuno che lo guardi dal punto di vista del diritto commerciale, perché il Mes è una banca. Ci vuole qualcuno che lo guardi dal punto di vista del diritto costituzionale, perché il Mes è una banca che ha le prerogative di uno Stato sovrano. E ci vuole qualcuno che lo guardi dal punto di vista dell’economia dei mercati finanziari, perché nel Mes si concepiscono come un’istituzione finanziaria, e non capiscono perché un’istituzione finanziaria debba essere oggetto di tante critiche. Molti dei problemi di cui si parla dipendono dal fatto che ognuno se lo vede dalla sua angolazione e non coglie la figura. Detto questo, non voglio eludere la sua domanda.



Allora cominciamo.

Finché non si fa un ragionamento più ampio sui buchi del sistema messo in piedi con una banca centrale che non può fare la banca delle banche ci si deve accontentare delle toppe. E le toppe inventate dai nuovi Architetti d’Europa sono, per cominciare, quel fondo interbancario di assicurazione dei correntisti, che i tedeschi non hanno mai voluto e che in Italia abbiamo sempre avuto, e magari l’avessimo potuto usare ai tempi di Etruria e banche venete.

Prima toppa. Avanti con le altre.

Lo stesso Mes, che non serve a niente, se non a gestire crisi locali e di dimensioni limitate. E poi il programma Omt (Outright monetary transactions) che alla fine serve a non dire che la Bce in tempi di crisi deve funzionare come una vera banca centrale, e cioè immettere risorse illimitate per evitare speculazioni che il Mes non può evitare con i suoi vantati 700 miliardi di “potenza di fuoco”. Alla faccia di una banca che sta per saltare come Deutsche che, solo sui derivati, ha un’esposizione pari a 20 volte il Pil tedesco. Per non parlare di Commerz e delle Landesbanken salvate sottotraccia con soldi degli enti locali. Di fronte a questo cosa sono i 700 mld che il Mes può impiegare? Un petardo? Chiamiamolo un petardo e chiudiamola lì.

Dunque ha senso essere a favore o contro il Mes?

Il Mes è una toppa di garza ad un buco di progettazione del sistema. Ha perfettamente ragione Giulio Tremonti a dire che il sistema di Maastricht è stato progettato per funzionare in un’epoca di crescita e stabilità perenne. Che, però, chiunque avesse un po’ di buonsenso sapeva che non sarebbe durata in eterno. Alla prima crisi – che si sapeva benissimo sarebbe arrivata – il meglio che si è pensato è stato il Mes. E cioè una banca sovrana con limitate capacità di intervento, che avrebbe dovuto fare quello che la Bce non poteva fare. Questo dice tutto. Il Mes non è il problema. È un indice di un problema di progettazione di architetti incapaci.

Incapaci per interesse o per incompetenza?

Non lo so. Non fossero stati incapaci, tutta Europa non si troverebbe in questa situazione paradossale dalla crisi greca del 2009. E non voglio nemmeno pensare che tutto questo sia stato fatto apposta per far fare “passi avanti” all’Europa, come dice qualcuno.

Da quando il Mes è diventato un caso politico, la Lega, che ha la paternità della battaglia contro il trattato, ha concentrato le sue forze nel dimostrare come e quando Conte e Tria hanno contravvenuto al mandato del Parlamento. Che cosa ne pensa?

Penso che una questione del genere si può porre in Italia nei modi che vediamo. Ma non si sarebbe mai potuta porre in Germania. E non perché in Germania il sistema politico sia migliore. La legge Moavero sugli obblighi di coordinamento tra Parlamento e Ministri che vanno in Europa è una foglia di fico. Puoi anche dire in termini generali che il Ministro deve riferire al Parlamento. Il Trattato Mes all’art. 34 dice che i Ministri che lavorano dentro il Mes sono tenuti al segreto professionale, come un qualunque dirigente di banca.

E questo deroga alle prescrizioni di legge che vengono invocate nella legge di Moavero?

Sì. Se i Ministri hanno un obbligo generale di informazione alle Camere non ce l’hanno per il Mes. Vuole che una banca che opera ad alto livello sui mercati finanziari debba spiattellare in tutti i Parlamenti dell’eurozona tutto quello che fa o intende fare? Le banche devono vivere di riservatezza, perché se si parla troppo qualcuno perde, e qualcuno guadagna miliardi. Il problema c’è quando quest’obbligo di segreto professionale viene rivolto a Ministri responsabili di fronte ai Parlamenti, secondo le costituzioni nazionali. Ed è qui che parte il corto circuito: ovunque tranne che in Germania, dove il trattato funziona in modo asimmetrico.

Quello che ha appena detto mi sembra importante. Cosa significa che il Mes è un trattato che funziona in modo asimmetrico?

Significa che nel 2012 La Corte costituzionale tedesca ha bloccato la ratifica e la promulgazione del trattato fino a che non fossero chiari due punti. E cioè che l’obbligo del trattato alla riservatezza non fosse ritenuto inoperante per i Ministri di fronte al Parlamento. E che comunque il Parlamento avrebbe dovuto avere l’ultima parola sulle contribuzioni al Mes. Una cosa che funziona solo in Germania in base a una sentenza della Corte costituzionale del 2012. Solo a queste condizioni il Trattato si è potuto ratificare. Se queste condizioni fossero operanti in tutta l’eurozona il trattato Mes sarebbe carta straccia. Diciamo che la Germania è un membro del Mes a statuto speciale. E tutti gli altri funzionano in modo diverso.

In altri termini, Italia e Germania sfogliano il medesimo trattato, leggono il medesimo testo, e quel testo ha implicazioni completamente diverse nei due paesi? Com’è possibile?

Con enorme facilità. Nel 2012 la Corte tedesca si è trovata di fronte a centinaia di ricorsi individuali che chiedevano l’inibitoria alla ratifica e alla promulgazione da parte del Presidente della Repubblica. La Corte ha ammesso ratifica e promulgazione a patto che l’obbligo al segreto professionale – su cui, semplificando, litigano adesso Conte e Salvini – non valesse di fronte al Bundestag; e a patto che il contribuente tedesco avesse comunque il controllo, attraverso il Parlamento, dell’operato del Mes e delle contribuzioni della Repubblica Federale a questa banca sovrana. È molto logico, se ci pensa. È la versione tedesca del “no taxation without representation”. Nel resto dell’eurozona questo non vale.

Si può dunque dire che la Corte costituzionale ha di fatto “corretto” il contenuto del Mes? Con quali effetti?

Con l’effetto di rendere inoperanti nell’ordinamento tedesco buona parte di quanto sta scritto sulla carta del trattato. Altrimenti il trattato è incostituzionale. Diciamo che è una dichiarazione di incostituzionalità preventiva, che obbliga a leggere certe parti del trattato come se non esistessero. Insomma, certe cose esistono in Italia o in Francia o in Portogallo. Non in Germania. Se no il trattato per la legge tedesca è incostituzionale.

Lei ha detto che gruppi di cittadini hanno presentato ricorso diretto alla Corte costituzionale. Su quali basi?

Sulla base del fatto che in Germania il processo costituzionale è un vero processo e non un generico giudizio sulle leggi. Ha una fase cautelare, un fase di merito e persino una fase esecutiva. Per cui, come posso chiedere in Italia un sequestro d’urgenza a qualunque giudice, in Germania posso chiedere lo stesso sequestro d’urgenza alla Corte costituzionale. E posso chiederle di sequestrare il potere di promulgare un trattato. La Corte ha ordinato il rilascio del potere del Presidente della Repubblica di promulgare la legge, ma ha posto delle condizioni. Che fanno funzionare il Mes con le correzioni imposte dalla Corte. A tutela delle norme che tutelano libertà politica e diritto di voto. Che in Germania sono un obbligo generico di “democraticità” dell’ordinamento. Una giurisprudenza difensiva e anche molto creativa. Altro che le riserve parlamentari di cui si è parlato a vuoto in questi giorni di beghe e audizioni.

Anche quella che lei ha appena descritto è una riserva.

Una riserva costituzionale mai vista prima. Che in Germania è in vigore dal 2012 e che pone un enorme problema di reciprocità tra Germania e altri Stati contraenti. Strano che nessuno ne parli. Queste cose si insegnano agli studenti. Evidentemente piace di più litigare su quel che hanno fatto Conte e Salvini da giugno in poi ed incistarsi sulla legge Moavero, invece che guardare i buchi del trattato.

Dunque per difenderci che cosa dovremmo fare?

Be’, il giochetto della riserva costituzionale alla ratifica del trattato vale per tutti. Siccome tutti gli ordinamenti costituzionali della zona euro – nessuno escluso – presuppongono un controllo parlamentare sull’operato dei governi, non ci vorrebbe molto, in teoria, ad impugnare il trattato davanti alle rispettive Corti costituzionali ed ottenere la stessa pronuncia che in Germania hanno dal 2012, e che fa funzionare tutto in modo diverso. Capirà che inserire un istituto di diritto bancario in Costituzione qualche problema di costituzionalità lo può dare.

Dunque quello che lei ha detto delle garanzie costituzionali prescinde addirittura dalla ratifica del Mes.

Quel che dico è che come c’è un grosso buco in Deutsche Bank, c’è un buco altrettanto grande nel trattato Mes del 2012. A cui in Germania hanno messo una toppa prima della sua entrata in vigore. E di cui però, in Italia, nemmeno si parla. Altro che la telenovela su Conte e Tria e il mandato parlamentare non rispettato. Qui il punto è che si sta parlando di qualcosa che, volendo, può essere smontato pezzo per pezzo in tutti paesi dell’eurozona. E che in Germania è stato disattivato ancora prima della sua entrata in vigore. Non trova che sia divertente adesso trovarci a litigare sulle sue modifiche, quando può essere smontato in qualunque momento? Alla faccia della stabilità.

(Federico Ferraù)