Qualcuno si ricorda come e quando il Mes è diventato centrale nel dibattito politico italiano? Il Mes è entrato nel dibattito politico italiano perché il governatore della Banca d’Italia il 15 novembre ha sollevato alcune questioni sul trattato che trovate in fondo al testo. Questo è un elemento decisivo per inquadrare il problema. Non è stata la Lega a sollevare grida di disperazione sovraniste, né suoi esponenti più o meno preparati. La questione è stata aperta da dentro il “sistema”; quello stesso sistema che nel 2011 gridava il “fate presto” senza se e senza ma. Basterebbe questo per capire che, evidentemente, non siamo di fronte a un “tecnicismo”, né tanto meno e a sterile polemica politica, ma a una questione di sostanza che per qualche ragione deve essere considerata vitale anche dalle élites “europeiste” italiane.
Allora cerchiamo di capire cosa sia il Mes e come funzioni. Il Mes, oltre al capitale, messo dagli stati membri, emette obbligazioni che vengono comprate dalla Bce. Il Mes si dota di risorse che verranno in misura significativa dalla Bce sotto forma di sottoscrizioni di obbligazioni. Nella misura in cui si sposta il livello dalla Bce al Mes e lo si modifica nel senso che ha fatto “allarmare” il governatore della banca d’Italia cosa accade? Cosa si genera in forza di questo cambiamento e in forza di questo spostamento di livello che allarma non Borghi o Di Maio ma il signor Visco? Quello che accade è che il Mes non solo ha molto più discrezionalità della Bce, che ha un’alternativa binaria tra il fallimento dell’euro o la sua salvezza, ma “incanala” le crisi finanziarie europee su binari precisi.
Nell’euro non dovrebbe esserci lo spread. Lo spread è il prodotto di un’anomalia e di una disfunzione dell’unione monetaria che non è completata. Questo è un fatto oggettivo. Un’unione monetaria che funziona bene e “perfetta” non dovrebbe mai produrre spread. Torniamo indietro un attimo e cioè al 2012. Nel 2012 Draghi pronuncia il “whatever it takes” e la crisi finanziaria italiana sparisce nel giro di qualche mese nonostante l’austerity ne stia divorando l’economia al punto che il debito su Pil sale di più di dieci punti percentuali in due anni scarsi. Perché questo accade nonostante una Germania che si concepisce come la formica in una Europa di cicale tra cui, in primis, l’Italia? Accade perché l’alternativa sarebbe stata tra la rottura dell’euro e la sopravvivenza del modello economico tedesco che con il marco oggi durerebbe meno di due trimestri. Chi ha comprato i Btp nel 2011 ha fatto affari d’oro e gli italiani hanno salvato i risparmi; tutti fino all’ultimo centesimo. E le banche sono sopravvissute.
Dopo il Mes e con le nuove discrezionalità e i percorsi prefissati per gestire le crisi dei Paesi membri tutto questo non accadrà più. Il Mes avrà la possibilità non solo di forzare i Paesi membri al rispetto dei parametri europei con molta più efficacia e “cattiveria”, ma di far pagare il costo del salvataggio dell’euro solo o in parte molto più preponderante ai risparmiatori di quel Paese che sarebbero obbligati a immolarsi per salvare l’euro. Ora, ci rendiamo conto che l’euro ha assunto il rango di divinità che non c’è né un prima né un dopo e che abbia ha attributi divini. Nella realtà l’alternativa c’è a un’unione monetaria disfunzionale da una riforma vera che equilibri i rapporti a ognuno che va per conto suo in modo concordato in questo modo facendo pagare il costo anche ai creditori. I benefici della svalutazione dell’euro del 2011/2012, il 30% in un anno, sono stati pesantemente asimmetrici perché mentre gli italiani subivano l’austerity i tedeschi macinavano utili.
C’è davvero da ridere perché gente che per anni ci ha spiegato che i mercati erano gli unici attori oggi ci dicono che no, effettivamente, nel 2012 i responsabili avevano nomi, cognomi e soprannomi. Questo è l’altro pezzo del puzzle. In via del tutto teorica potremmo anche ammettere che il Mes è uno strumento che rafforza l’unione e l’euro. Non è però il rafforzamento dell’euro e dell’Europa dei nostri sogni, quell’ideologia che da anni non ha più bisogno dei fatti. È il rafforzamento dell’euro e dell’Europa che c’è che vuol dire il rafforzamento della politica economica fallimentare da deflazione secolare e dei suoi rapporti di forza.
Vuol dire che alla prossima crisi non ci sarà più la Bce, ma il Mes e l’alternativa sarà tra dire addio ai propri risparmi, a qualsiasi sovranità reale via banche o l’ignoto gestito dai nostri “amici” europei. Quelli delle banche tedesche incautissime, molto ma molto di più di quelle italiane salvate con i soldi di tutti ieri con la Grecia e domani con i derivati. Qualcuno ha obbligato i tedeschi a riempirsi della bolla greca? Gli italiani, per esempio, non l’hanno fatto troppo impegnati a mettere i soldi in America.
Il potere contrattuale dell’Italia scompare dentro l’Unione europea post-Mes. Il debitore è alla mercé del creditore. La crisi dell’Italia se la ciucciano gli italiani, quella di Deutsche Bank tutti gli europei. Questo è il Mes. A proposito di crisi finanziarie dentro l’Europa. Gli attuali rapporti di forza e le disfunzioni dell’euro, con il fatto che l’Italia non ha più sovranità reale, implicano che iniettare crisi finanziare in un Paese membro per chi controlla il gioco è facilissimo e molto remunerativo. L’ultimo bastione di sovranità reale dell’Italia sono le sue banche che possono usare i risparmi degli italiani per comprare Btp. Cosa si produce con il Mes? Che gli italiani compreranno i Bund a rendimento negativo, pagando i tedeschi, per non avere la sicurezza di nulla in cambio e mettendo sul tavolo banche e risparmi. Anzi per mettersi in una situazione di subalternità assoluta. Poi vi stupite che Visco lanci “allarmi”?
A proposito di doom loop banche/Stato? Qual è il Paese apparentemente fragile che sta perpetuando questo meccanismo? Quello della valuta finta morta che tutti anelano? Sono i meno morti di tutti anche per il doom loop… Il dollaro regna supremo e incontrastato come e più di ieri. Senza il Mes.
“Piccoli e incerti benefici di un meccanismo per la ristrutturazione dei debiti sovrani devono essere soppesati considerando l’enorme rischio che il semplice annuncio della sua introduzione inneschi una reazione a catena di aspettative di default, che può diventare una profezia che si autoavvera”; “Dovremmo tutti tenere a mente le terribili conseguenze dell’annuncio del coinvolgimento del settore privato nella risoluzione della crisi greca dopo l’incontro di Deauville alla fine del 2010”.