Continuano a far discutere le parole del ministro Gualtieri sul Mes, che hanno suscitato forti proteste da parte dell’opposizione. Matteo Salvini ha chiesto un intervento e un incontro al Presidente della Repubblica, mentre lunedì il Premier Conte riferirà alla Camera, così da “chiarire a tutti gli italiani quello che sta accadendo, il negoziato, dove e come ci siamo arrivati, perché, senza nessun problema”. Le parole del titolare del Mef preoccupano in ogni caso Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie.



Professore, per Gualtieri quelle sulle Mes sono “preoccupazioni infondate”. Lei cosa ne pensa?

Il ministro si sbaglia, credo in buona fede dato che non è un esperto di economia monetaria, materia abbastanza ostica anche per gli economisti, visto che la moneta non è più quello strumento semplice a base aurea di una volta: ora è molto legata alle banche e alle previsioni sul futuro. Questo vuol dire che avere un fondo europeo di risoluzione bancaria aggiuntivo rispetto a quello nazionale, come dice il Governatore di Bankitalia Ignazio Visco, che non è certo un anti-europeista, è pericoloso.



Per quale motivo?

Perché avere un fondo aggiuntivo al nostro, che noi stessi finanziamo e firmiamo, significa che noi ne possiamo avere bisogno. E anche se non lo utilizziamo, per i mercati firmare l’adesione a un fondo in cui si mettono un sacco di quattrini e cui possiamo ricorrere rappresenta un allarme sul rischio di liquidità, non dico di sostenibilità, del nostro debito pubblico. Si verrebbe a creare un grosso problema per il debito pubblico che le banche hanno tra i loro asset, oltre che per i titoli di stato in sé, che a quel punto difficilmente verrebbero acquistati persino dagli stessi italiani. La percezione sarebbe quella di un’adesione dell’Italia a un fondo, oltre a quello nazionale esistente, perché evidentemente c’è un rischio in più. Hai voglia a spiegare che quel rischio in più non c’è!



Si dice che il Mes sarebbe utile per salvare le banche tedesche. La Germania non incorrerebbe nello stesso problema che sta evidenziando riguardo l’Italia?

Questo fondo è un marchingegno astuto che rischia di creare un terremoto nei Paesi come l’Italia, ma allo stesso tempo può servire alla Germania per finanziare le sue banche a spese anche nostre e senza rischi, vista la situazione dei suoi conti pubblici. La Germania può usare quel fondo senza far allarmare i mercati sul suo debito pubblico, l’Italia no.

Cosa bisogna fare allora? Non firmare l’adesione al Mes?

Innanzitutto andrebbe chiarito che i soldi versati devono essere tolti dal conteggio ufficiale del debito pubblico. Inoltre, ritengo si possa mettere in chiaro che la nostra adesione sarebbe da rinviare almeno al 2025-26 per dar tempo alle nostre banche di migliorare la loro situazione patrimoniale rispetto alle sofferenze e nel frattempo cercare di ridurre il nostro debito pubblico/Pil.

Invece il rapporto debito/Pil non sembra poter diminuire…

Certo è difficile farlo scendere quando c’è un tasso di crescita basso. C’è poi da dire che la cosa assurda è che Gualtieri sembra voler scambiare l’adesione al Mes con una deroga alle regole europee sul disavanzo così da non avere problemi con la manovra. Cosa che farebbe però peggiorare la sostenibilità del nostro debito. Noi dovremmo invece dire che vorremmo seguire in modo ragionevole le regole di riduzione del debito pubblico, facendoci fare, rispetto alla regola astratta, un piccolo sconto, non tale però da aumentare il deficit rispetto a quello che era stato messo in bilancio l’anno scorso.

Gualtieri ha detto però che “il testo del trattato è chiuso”: non c’è quindi spazio per gli aggiustamenti di cui ha parlato poc’anzi.

Esistono le clausole, che si possono aggiungere a parte e non devono essere necessariamente nel trattato. Si può chiedere di completare il trattato con delle clausole prima di firmarlo.

(Lorenzo Torrisi)