In una lunga intervista sul Corriere della Sera il Governatore della Lombardia Attilio Fontana risponde ai tanti temi “caldi” tra emergenza Covid-19 e inchieste varie che lo vedono non direttamente coinvolto: «Io ho vissuto la vicenda Covid con un’angoscia personale grandissima. Terribile. Quello che mi ha aiutato a non fermarmi, è stato proprio il cercare tutte le soluzioni per uscirne. Immaginare una strada anche per le fasi di ripartenza che abbiamo di fronte», premette il Presidente della Regione più colpita dal coronavirus. Dopo le accuse del Fatto Quotidiano e del servizio di Report sul tema camici (fornitura commissionata dalla centrale di acquisti della Regione alla Dama spa, società di cui risulta proprietaria al 10% la moglie del governatore Roberta Dini) Fontana replica a tono: «A parte il fatto che mia moglie è socia al 10% e non controlla nulla, vuole sapere la verità? In quei giorni la Regione ha chiesto camici e mascherine da chiunque li avesse. Il punto è questo».
FONTANA E GLI ERRORI IN LOMBARDIA
Non sono però certo poche le contestazioni e polemiche lanciate contro la “sua” Lombardia e così il Governatore loda l’onestà intellettuale di Ferruccio de Bortoli che ha parlato di “clima antilombardo”: «certo non lo si può accusare di simpatie leghiste. Io penso che Milano e la Lombardia sono e resteranno la locomotiva della nazione, e a breve ricominceranno a tirare con tutta la loro forza, Certo, se poi qualcuno cerca di usare la vicenda Covid per fini politici, significa che non solo ha del tempo da perdere, ma che ha anche l’animo dello sciacallo». A domanda diretta di Cremonesi sul CorSer sugli eventuali errori commessi da Fontana e Gallera nella gestione dell’emergenza Covid-19, il Presidente leghista fa mea culpa specie sui primi momenti della pandemia «Noi, ma credo quasi tutti, siamo stati colti di sorpresa da un’emergenza bestiale, di errori ne abbiamo commessi fin che ne vuole. Però, a marzo prendere decisioni era durissima. Per questo ora io sto studiando, cercando di vedere in quello che è accaduto le indicazioni per fare meglio in futuro». In particolare sui medici di base lasciati “soli” negli ultimi anni Fontana annuncia un dietrofront importante «Le anticipo che a settembre lanceremo un importante piano d’azione a loro dedicato. Sono il primo presidio sanitario delle nostre comunità e lo renderemo più forte».
L’OSPEDALE FIERA MILANO NON ANDRÀ PERDUTO
Dopo aver ribadito la sua stima personale e politica per il sindaco di Milano Beppe Sala, nonostante le schermaglie, capitolo a parte merita il tema dell’ospedale Fiera: qui Fontana difende la scelta e l’operato fatto «l’ho deciso quando un medico, con le lacrime agli occhi, mi ha detto che non voleva più scegliere chi far vivere. Detto questo, di strutture simili ne sono state create ovunque nel mondo, 19 nei soli Stati Uniti. Ma di queste, 13 non sono mai entrate in funzione. L’ospedale in Fiera è stato uno straordinario regalo alla città da parte di più di 5.000 donatori nel momento più drammatico della pandemia. Per costruirlo in tempi da record, grazie a Fondazione Fiera Milano, non è stato speso un euro di soldi pubblici». Ma ora rimarrà chiuso? Neanche per sogno, la Regione intende usarlo per l’eventuale seconda ondata, altrimenti «con il coordinamento del Policlinico entrerà nella rete ospedaliera lombarda. Un piano, le anticipo, che prevede 1.446 posti letto di terapia intensiva e ulteriori 704 letti di terapia semi intensiva, almeno metà dei quali devono poter essere tempestivamente convertiti in intensivi».